Onorificenze 2010
A Ferrara la rappresentante della associazione "Madri della Pace Kurde", Turkiye Bozkurt, ha incontrato le classi superiori dell'Istituto Einaudi e ricevuto l'onorificenza dal Comune per il lavoro di Pace da loro svolto; ha inoltre incontrato diverse associazioni di Ferrara; a Pieve di Cento è stata ricevuta in Consiglio Comunale per un riconoscimento per il lavoro svolto con il fine di una pace duratura tra Curdi e Turchi;a San Felice ha incontrato assessori del Comune e rappresentanti di associazioni umanitarie.
da Elena Lazzari
Carissimi,
oggi ho ricevuto una telefonata da Nedda che mi chiedeva di farmi portavoce di un invito da parte sua e Fortunato, rivolto a tutti gli amici del Caschetto, per un Gran Gala che si terrà sabato prossimo, 9 ottobre 2010, per festeggiare i 25 anni della compagnia teatrale "I Commedianti della Pieve". Sarà una festa spumeggiante, con balli e divertimento, e il ricavato sarà devoluto alla missione di Padre Ramponi. La festa si svolgerà al Teatro Zeppilli, di Pieve di Cento, dalle 20.45 in poi, il biglietto d'ingresso è di 10,00 euro. Passate parola, ma soprattutto, partecipate!
Elena Lazzari
oggi ho ricevuto una telefonata da Nedda che mi chiedeva di farmi portavoce di un invito da parte sua e Fortunato, rivolto a tutti gli amici del Caschetto, per un Gran Gala che si terrà sabato prossimo, 9 ottobre 2010, per festeggiare i 25 anni della compagnia teatrale "I Commedianti della Pieve". Sarà una festa spumeggiante, con balli e divertimento, e il ricavato sarà devoluto alla missione di Padre Ramponi. La festa si svolgerà al Teatro Zeppilli, di Pieve di Cento, dalle 20.45 in poi, il biglietto d'ingresso è di 10,00 euro. Passate parola, ma soprattutto, partecipate!
Elena Lazzari
da Simona - Qui sopra le relative Foto
Era l’anno 2001 quando, a casa di Nedda e Fortunato, Kube Rimpoce ci chiese un aiuto per il suo progetto, un centro per bambini disabili a Bylakuppe - Karnataka State - India. Quel progetto ora è Karuna Home, una realtà che accoglie bambini disabili tibetani e indiani. Finalmente anche io, Simona Tuffoli (socia delle associazioni Karuna Home e Le Case degli Angeli di Daniele dal 2003) sono riuscita ad andare a visitare il centro.
Gli ospiti hanno problematiche diverse: nanismo, mongolismo, poliomielite, autismo, emiparesi; sono maschi e femmine e vanno dai sei ai trenta anni. Gli ospiti, attualmente 33, sono tutti residenti nella struttura.
Il complesso di K.H. è costituito da tre dormitori, una mensa, una scuola (sponsorizzata dalle Case degli Angeli) , un centro di fisioterapia e gli alloggi per lo staff che, per la maggior parte, risiede nella struttura stessa. Il centro è stato inaugurata nel dicembre del 2004.
In questi anni di attività, lo staff con il supporto di alcuni volontari esperti si è occupato principalmente dell’organizzazione delle situazioni legate alla quotidianità, alla progettazione e programmazione delle attività di fisioterapia.
La scuola di K.H. è stata organizzata sulla falsariga delle scuole “normali” con insegnanti che non avevano un preparazione specifica con persone diversamente abili.
Da qualche mese si sta curando un nuovo progetto: il miglioramento dell'offerta scolastica. Fino ad un anno fa esisteva una sola classe con due insegnanti che si dividevano in gruppetti a seconda delle abilità e capacità di apprendimento degli studenti, adesso esistono 4 classi con i bambini divisi per competenze seguiti da quattro insegnanti. Si sta iniziando a fare una programmazione didattica, per cui alla fine dell'attività quotidiana gli insegnanti si trattengono una mezzoretta per la preparazione delle lezioni del giorno successivo. Una delle 4 classi è dedicata ai casi di maggiore ritardo psichico e minore capacità di apprendimento e si pone come obiettivo l'acquisizione graduale di competenze di base e maggiore autonomia individuale (dal fare le scale a lavarsi i denti, mangiare da soli, sapersi vestire, farsi capire, ecc..) con uno studio specifico dei casi individuali.
Attualmente solo una dei quattro insegnanti dello staff ha una preparazione specifica nel lavoro con i disabili, perché risulta difficile reperire personale specializzato in loco.
Per questo motivo uno degli obiettivi del “progetto scuola” è la formazione di due insegnanti specializzati per persone diversamente abili presso l'università di Dheli o Madras.
In Karuna Home ho incontrato tre volontari italiani, fisioterapisti provenienti da Padova, che ogni giorno (dalle 9,30 alle 16) si occupavano dei bambini e della formazione dello staff di fisioterapia, e due logopediste svizzere, inserite nel progetto del miglioramento dell’offerta scolastica.
Gli ospiti hanno problematiche diverse: nanismo, mongolismo, poliomielite, autismo, emiparesi; sono maschi e femmine e vanno dai sei ai trenta anni. Gli ospiti, attualmente 33, sono tutti residenti nella struttura.
Il complesso di K.H. è costituito da tre dormitori, una mensa, una scuola (sponsorizzata dalle Case degli Angeli) , un centro di fisioterapia e gli alloggi per lo staff che, per la maggior parte, risiede nella struttura stessa. Il centro è stato inaugurata nel dicembre del 2004.
In questi anni di attività, lo staff con il supporto di alcuni volontari esperti si è occupato principalmente dell’organizzazione delle situazioni legate alla quotidianità, alla progettazione e programmazione delle attività di fisioterapia.
La scuola di K.H. è stata organizzata sulla falsariga delle scuole “normali” con insegnanti che non avevano un preparazione specifica con persone diversamente abili.
Da qualche mese si sta curando un nuovo progetto: il miglioramento dell'offerta scolastica. Fino ad un anno fa esisteva una sola classe con due insegnanti che si dividevano in gruppetti a seconda delle abilità e capacità di apprendimento degli studenti, adesso esistono 4 classi con i bambini divisi per competenze seguiti da quattro insegnanti. Si sta iniziando a fare una programmazione didattica, per cui alla fine dell'attività quotidiana gli insegnanti si trattengono una mezzoretta per la preparazione delle lezioni del giorno successivo. Una delle 4 classi è dedicata ai casi di maggiore ritardo psichico e minore capacità di apprendimento e si pone come obiettivo l'acquisizione graduale di competenze di base e maggiore autonomia individuale (dal fare le scale a lavarsi i denti, mangiare da soli, sapersi vestire, farsi capire, ecc..) con uno studio specifico dei casi individuali.
Attualmente solo una dei quattro insegnanti dello staff ha una preparazione specifica nel lavoro con i disabili, perché risulta difficile reperire personale specializzato in loco.
Per questo motivo uno degli obiettivi del “progetto scuola” è la formazione di due insegnanti specializzati per persone diversamente abili presso l'università di Dheli o Madras.
In Karuna Home ho incontrato tre volontari italiani, fisioterapisti provenienti da Padova, che ogni giorno (dalle 9,30 alle 16) si occupavano dei bambini e della formazione dello staff di fisioterapia, e due logopediste svizzere, inserite nel progetto del miglioramento dell’offerta scolastica.
FOUDOUK - NIGER
Procedono speditamente i lavori di costruzione del nostro ospedale di Foudouk in Niger che si prevede di ultimare entro la fine di Agosto 2010.
CASE DELLE DONNE DI SREBRENICA
A Tuzla in Bosnia, Venerdì 11 Giugno 2010 ore 9,30 è stata inaugurata un’altra Casa degli Angeli di Daniele, la quindicesima nel mondo, la prima in Europa.
La Casa è stata donata all’Associazione “Le Donne di Srebrenica” per diventare Centro di Documentazione e di Accoglienza. Presenti alla cerimonia il sindaco di Tuzla Sig. Jasminu Imamovicu, i rappresentanti di molte associazioni, la stampa e la televisione. Riportiamo uno stralcio del discorso inaugurale della Presidente dell’Associazione Onlus”Le Case degli Angeli di Daniele” Nedda Alberghini Po:
“…Che abbiamo voluto donare alle donne dell’associazione “Zene Srebrenice” a riconoscimento per l’importante lavoro che stanno svolgendo come custodi della memoria di un genocidio che non dovrà mai essere dimenticato affinché non succeda mai più in nessun angolo della terra.
Permettetemi di ricordare qui, oggi, il mio primo incontro con la presidente Hajra e le altre donne di “Zene Srebrenice”.
Venni a Tuzla nell’Aprile 2008 per partecipare alla Protesta e assistetti a una cerimonia di sepoltura collettiva delle vittime del massacro avvenuto nel 1992 a Bratunac. Non potrò mai dimenticare quel giorno, non potrò dimenticare quella madre che, estraniata dalle migliaia di persone che affollavano il campo, per tre ore senza mai alzare gli occhi, continuò ad accarezzare una bara, probabilmente quella del figlio. Quel dolore silenzioso e straziante sembrava racchiudere in sé tutto il dolore del mondo, il dolore di tutte le madri, sorelle e figlie, di tutte le case rimaste prive di uomini per il folle progetto di qualcuno che voleva fare scomparire un’etnia tagliandone le radici.
Ma le radici non sono scomparse e su quelle radici le donne intendono ricostruire la nuova società civile della Bosnia ed Erzegovina. Tutto il mondo chiede a questo paese di ripristinare la convivenza pacifica interetnica, interculturale, interreligiosa che l’ha sempre caratterizzato.
Ma non è facile ricostruire le coscienze e non ci può essere riconciliazione degli animi se prima non si chiudono i conti con il passato. Ed è proprio questo che stanno facendo le donne di “Zene Srebrenice” come pure di altre associazioni impegnate nella difesa dei diritti umani e della pace.
Quando ritornai a casa da quel viaggio, ripensai spesso alle due stanzette coi muri completamente tappezzate di foto degli scomparsi e ripensai a quel mattino della Protesta quando cominciarono ad arrivare da ogni parte le donne e qualche anziano signore: sostavano nel cortile perché lo spazio era troppo piccolo e loro erano in tanti. E sono sempre state tante donne: ogni giorno 11, di ogni mese di ogni anno. Silenziose, pazienti, determinate.
“Fino all’ultimo respiro” dice Hajra. Eccole le donne di Srebrenica!
Le invitai in Ottobre a Bologna per ricevere il Premio Internazionale Daniele-Case degli Angeli che ogni anno siamo lieti ed onorati di assegnare a personaggi di alto profilo umano e morale impegnati nella difesa dei diritti umani e della pace.
Queste donne lo meritavano.
E poi ci fecero la richiesta della nuova casa, più grande e adatta al bisogno.
…E finalmente eccola: è questa che oggi siamo qui a inaugurare; non è grandissima ma sufficiente per lo scopo che ha: ospitare tutto il patrimonio di documenti che le donne stanno raccogliendo e soprattutto offrire accoglienza a quelle che, alla chiamata del Centro di identificazione, vengono a Tuzla per riconoscere i loro familiari o quel che ne resta e dar loro finalmente una degna sepoltura.
Non una casa come tante,dunque, ma una casa molto speciale che viene inaugurata, non casualmente, alla presenza di una Delegazione Istituzionale di alcuni Comuni della Regione Emilia-Romagna.
La Delegazione porta il saluto delle nostre città, alla città di Tuzla, incontrandone il Primo Cittadino, il Sig Jasminu Imamovicu, e con la sua presenza qui vuole testimoniare l’apprezzamento per l’impegno di queste donne ma anche dell’intera comunità di Tuzla che ha costanti ed amichevoli rapporti con l’Italia e si distingue per la sua attiva operosità nella ricostruzione di un paese desideroso di consegnare alle future generazioni il patrimonio di ideali di giustizia umana e di pace che sono o dovrebbero essere patrimonio di tutti.
Ancora grazie per questa splendida accoglienza con l’augurio che questa Casa di Daniele che è la Casa delle Donne di Srebrenica, divenga simbolicamente la casa dell’amore che vince sull’odio.”
La Casa è stata donata all’Associazione “Le Donne di Srebrenica” per diventare Centro di Documentazione e di Accoglienza. Presenti alla cerimonia il sindaco di Tuzla Sig. Jasminu Imamovicu, i rappresentanti di molte associazioni, la stampa e la televisione. Riportiamo uno stralcio del discorso inaugurale della Presidente dell’Associazione Onlus”Le Case degli Angeli di Daniele” Nedda Alberghini Po:
“…Che abbiamo voluto donare alle donne dell’associazione “Zene Srebrenice” a riconoscimento per l’importante lavoro che stanno svolgendo come custodi della memoria di un genocidio che non dovrà mai essere dimenticato affinché non succeda mai più in nessun angolo della terra.
Permettetemi di ricordare qui, oggi, il mio primo incontro con la presidente Hajra e le altre donne di “Zene Srebrenice”.
Venni a Tuzla nell’Aprile 2008 per partecipare alla Protesta e assistetti a una cerimonia di sepoltura collettiva delle vittime del massacro avvenuto nel 1992 a Bratunac. Non potrò mai dimenticare quel giorno, non potrò dimenticare quella madre che, estraniata dalle migliaia di persone che affollavano il campo, per tre ore senza mai alzare gli occhi, continuò ad accarezzare una bara, probabilmente quella del figlio. Quel dolore silenzioso e straziante sembrava racchiudere in sé tutto il dolore del mondo, il dolore di tutte le madri, sorelle e figlie, di tutte le case rimaste prive di uomini per il folle progetto di qualcuno che voleva fare scomparire un’etnia tagliandone le radici.
Ma le radici non sono scomparse e su quelle radici le donne intendono ricostruire la nuova società civile della Bosnia ed Erzegovina. Tutto il mondo chiede a questo paese di ripristinare la convivenza pacifica interetnica, interculturale, interreligiosa che l’ha sempre caratterizzato.
Ma non è facile ricostruire le coscienze e non ci può essere riconciliazione degli animi se prima non si chiudono i conti con il passato. Ed è proprio questo che stanno facendo le donne di “Zene Srebrenice” come pure di altre associazioni impegnate nella difesa dei diritti umani e della pace.
Quando ritornai a casa da quel viaggio, ripensai spesso alle due stanzette coi muri completamente tappezzate di foto degli scomparsi e ripensai a quel mattino della Protesta quando cominciarono ad arrivare da ogni parte le donne e qualche anziano signore: sostavano nel cortile perché lo spazio era troppo piccolo e loro erano in tanti. E sono sempre state tante donne: ogni giorno 11, di ogni mese di ogni anno. Silenziose, pazienti, determinate.
“Fino all’ultimo respiro” dice Hajra. Eccole le donne di Srebrenica!
Le invitai in Ottobre a Bologna per ricevere il Premio Internazionale Daniele-Case degli Angeli che ogni anno siamo lieti ed onorati di assegnare a personaggi di alto profilo umano e morale impegnati nella difesa dei diritti umani e della pace.
Queste donne lo meritavano.
E poi ci fecero la richiesta della nuova casa, più grande e adatta al bisogno.
…E finalmente eccola: è questa che oggi siamo qui a inaugurare; non è grandissima ma sufficiente per lo scopo che ha: ospitare tutto il patrimonio di documenti che le donne stanno raccogliendo e soprattutto offrire accoglienza a quelle che, alla chiamata del Centro di identificazione, vengono a Tuzla per riconoscere i loro familiari o quel che ne resta e dar loro finalmente una degna sepoltura.
Non una casa come tante,dunque, ma una casa molto speciale che viene inaugurata, non casualmente, alla presenza di una Delegazione Istituzionale di alcuni Comuni della Regione Emilia-Romagna.
La Delegazione porta il saluto delle nostre città, alla città di Tuzla, incontrandone il Primo Cittadino, il Sig Jasminu Imamovicu, e con la sua presenza qui vuole testimoniare l’apprezzamento per l’impegno di queste donne ma anche dell’intera comunità di Tuzla che ha costanti ed amichevoli rapporti con l’Italia e si distingue per la sua attiva operosità nella ricostruzione di un paese desideroso di consegnare alle future generazioni il patrimonio di ideali di giustizia umana e di pace che sono o dovrebbero essere patrimonio di tutti.
Ancora grazie per questa splendida accoglienza con l’augurio che questa Casa di Daniele che è la Casa delle Donne di Srebrenica, divenga simbolicamente la casa dell’amore che vince sull’odio.”
CASA PER LE DONNE DONATA DA LE CASE DEGLI ANGELI DI DANIELE Onlus per il 15° anniversario del genocidio di SREBRENICA
Una Delegazione Istituzionale Interprovinciale (Ferrara, Bologna e Modena), capofila il Comune di Ferrara, sarà in Bosnia dal 10 al 13 Giugno per ricordare il 15° anniversario del genocidio di Srebrenica. L’iniziativa è nata su proposta dell’associazione Onlus “Le Case degli Angeli di Daniele” che il giorno 11 a Tuzla, prima della rituale Marcia silenziosa delle Donne, nella persona della sua Presidente Nedda Alberghini Po e alla presenza delle Autorità locali, inaugurerà la Casa donata alle Donne di Srebrenica come Centro di Documentazione - Casa della Memoria e dell’Accoglienza. Già lo scorso anno l’associazione, che ha sede a Pieve di Cento (BO), durante la commovente serata condotta da Roberta Biagiarelli in Cappella Farnese a Bologna, aveva conferito alle Madri di Srebrenica il Premio Internazionale “Daniele - Case degli Angeli”, un premio oneroso che ogni anno viene assegnato a personaggi altamente meritevoli per l’impegno nella difesa dei diritti umani.
Ora la Delegazione andrà a visitare quei luoghi di violenza e di dolore che lo scorso Ottobre ci furono drammaticamente raccontati dalla testimonianza di quelle madri, figlie e sorelle in attesa di verità e giustizia ancora oggi, a 15 anni da quel massacro vergognosamente ignorato.
Ora la Delegazione andrà a visitare quei luoghi di violenza e di dolore che lo scorso Ottobre ci furono drammaticamente raccontati dalla testimonianza di quelle madri, figlie e sorelle in attesa di verità e giustizia ancora oggi, a 15 anni da quel massacro vergognosamente ignorato.
dal nostro caro amico ALDO LO CURTO MEDICO VOLONTARIO NEL MONDO
Ieri ho visitato il Namaste center, mi ha ricevuto il signor Prasad, e mi ha mostrato le varie attività:una stanza adibita a deposito di alimenti che vengono venduti attraverso il botteghino annesso all'entrata;un'altra a laboratorio di cucito dove fanno preferenzialmente zainetti di plastica (c'erano le ragazze al lavoro);poi al piano superiore il consultorio medico per i malati, che funziona una volta alla settimana,e che da visite e farmaci gratuiti;3-4 aule con alunni che fanno lezione di rinforzo dalle 17 in poi;la sala del computer e' stata l'unica che non sono riuscito a visitare perche non hanno trovato la chiave.
A me sono sembrati seri e che si danno tanto da fare.
SU TUTTO DOMINAVA IN BELLA ESPOSIZIONE LA FOTO DEL VOSTRO DANIELE!
Aldo
A me sono sembrati seri e che si danno tanto da fare.
SU TUTTO DOMINAVA IN BELLA ESPOSIZIONE LA FOTO DEL VOSTRO DANIELE!
Aldo
CENTRO POLIFUNZIONALE PANDURERA - CENTO (FE )
DOMENICA 14 MARZO - ORE 16,30
I Commedianti della Pieve
presentano
la Compagnia teatrale de L’Aquila “IL DRAGHETTO”
in
LUNA SULLA LUNA
Scrittura e regia di Mario Villani e Manuela del Beato
“Luna sulla Luna” è uno dei “cavalli di battaglia” della compagnia: è stato presentato in centinaia di repliche in scuole, piazze e teatri d’Italia a partire dal 1995.
Nel 2000 è stato completamente “revisionato” con una nuova scenografia, nuovi pupazzi e un nuovo montaggio.
Luna è una cantastorie che gira tutto il mondo con la sua chitarra: dovunque vada si fa raccontare storie, fiabe e leggende che poi ripropone ai bambini, interpretandole assieme a pupazzi, burattini e ombre.
Gli spettatori non stanno solo a guardare ma entrano attivamente a far parte della trama, inventando filastrocche, cantando canzoni, rispondendo a indovinelli, costruendo con la propria immaginazione (e non solo con quella!) il misterioso «paesaggio che vi porterà sulla Luna».
La trama della storia ricalca tante classiche “quest” del teatro tradizionale di burattini: c’è da andare sulla Luna a prendere un pochino di Acqua di Vita, un’acqua magica che sgorga solo lì. Essa è l’unico rimedio per guarire il povero Pierino, colpito da un incantesimo di tristezza della perfida strega Melanzana. Luna la cantastorie e i suoi amici devono partire per aiutare Pierino e la sua mamma, la signora Peppina...
Incontreranno un mago buffo e pasticcione, la ranocchia Rosina, Ugo il lupo gigante e dovranno superare mille ostacoli, ma alla fine, come in ogni fiaba che si rispetti, la buona azione potrà essere felicemente portata a termine.
La scenografia/baracca ricorda il carretto della cantastorie, ed è studiata per adattarsi a qualunque spazio; gli effetti di luce e scenici, la simpatia dei pupazzi e dei burattini, contribuiscono a creare quell’atmosfera magica che definisce lo spazio “favoloso”; la figura della cantastorie gioca il ruolo di trait d’union tra i due mondi: quello reale e quello fantastico, accompagnando soprattutto i bambini più piccoli in questo viaggio straordinario ed aprendo ai più grandi il mondo dell’immaginazione.
DOMENICA 14 MARZO - ORE 16,30
I Commedianti della Pieve
presentano
la Compagnia teatrale de L’Aquila “IL DRAGHETTO”
in
LUNA SULLA LUNA
Scrittura e regia di Mario Villani e Manuela del Beato
“Luna sulla Luna” è uno dei “cavalli di battaglia” della compagnia: è stato presentato in centinaia di repliche in scuole, piazze e teatri d’Italia a partire dal 1995.
Nel 2000 è stato completamente “revisionato” con una nuova scenografia, nuovi pupazzi e un nuovo montaggio.
Luna è una cantastorie che gira tutto il mondo con la sua chitarra: dovunque vada si fa raccontare storie, fiabe e leggende che poi ripropone ai bambini, interpretandole assieme a pupazzi, burattini e ombre.
Gli spettatori non stanno solo a guardare ma entrano attivamente a far parte della trama, inventando filastrocche, cantando canzoni, rispondendo a indovinelli, costruendo con la propria immaginazione (e non solo con quella!) il misterioso «paesaggio che vi porterà sulla Luna».
La trama della storia ricalca tante classiche “quest” del teatro tradizionale di burattini: c’è da andare sulla Luna a prendere un pochino di Acqua di Vita, un’acqua magica che sgorga solo lì. Essa è l’unico rimedio per guarire il povero Pierino, colpito da un incantesimo di tristezza della perfida strega Melanzana. Luna la cantastorie e i suoi amici devono partire per aiutare Pierino e la sua mamma, la signora Peppina...
Incontreranno un mago buffo e pasticcione, la ranocchia Rosina, Ugo il lupo gigante e dovranno superare mille ostacoli, ma alla fine, come in ogni fiaba che si rispetti, la buona azione potrà essere felicemente portata a termine.
La scenografia/baracca ricorda il carretto della cantastorie, ed è studiata per adattarsi a qualunque spazio; gli effetti di luce e scenici, la simpatia dei pupazzi e dei burattini, contribuiscono a creare quell’atmosfera magica che definisce lo spazio “favoloso”; la figura della cantastorie gioca il ruolo di trait d’union tra i due mondi: quello reale e quello fantastico, accompagnando soprattutto i bambini più piccoli in questo viaggio straordinario ed aprendo ai più grandi il mondo dell’immaginazione.
Secondo reportage
Ecuador (arrivo il 16 febbraio)
Accoglienza festosa della Fundacion con Cristo, l'associazione responsabile della Casa degli Angeli per bimbi con grave paralisi celebrale. La visita ai nostri bimbi e' stata assolutamente gratificante:a dieci anni dall'inaugurazione 25 bambini di famiglie poverissime vengono accuditi da uno staff qualificato femminile con un solo uomo, Cristian, ottimo fisioterapista. Buone le migliorie apportate alla casa a cominciare dalla parete dell'ingresso completamente dipinta con un cielo pieno di angeli in mezzo ai quali campeggia la foto sorridente di Daniele. Particolarmente gradita ai bimbi l'ippoterapia con una cavalla che però è già gravida e vive nel compound della Casa de Los Angeles.
Ciò che abbiamo visto ci ha c onvinti a sponsorizzare un progetto agricolo finalizzato all'autosostentamento della casa: PROYECTO GRANADILLAS, progetto di coltivazione del melograno; si parte con due ettari di terreno messo a disposizione da padre Ramiro della Fundacion ubicato a un centinaio di chilometri di distanza ed a 1.800 metri di altitudine, in località Baeza (prima città della Amazzonia ecuatoriana).
Una imprevista esperienza: l'incontro con le monache Visitandine di clausura che hanno richiesto un secondo incontro con Nedda, oltre un'ora di colloquio, per conoscere la nostra storia;commovente il dono, il canto, le espressioni affettive di ognuna oltre naturalmente alla promessa di preghiere quotidiane per i nostri progetti e la nostra salute.
Per fortuna Nedda se la cava bene con la lingua spagnola.
Perù Lima.(arrivo il 21 febbraio)
Nella capitale il nostro primo pensiero è stato per i niños de Rua, una quarantina seguiti dalla polizia femminile municipale come illustrato in Italia da Nedda con la speranza che si istaurasse un rapporto, anche minimo, con poliziotte italiane purtroppo senza alcun esiti.
Quindi abbiamo volentieri risposto noi alla loro esigenza di lavatrici e pentole nuove di cui necessitavano già dallo scorso anno. Sono state felicissime! E noi più di loro, come sempre quando possiamo seminare per il mondo briciole di solidarietà.
Nella Amazzonia peruviana, l'esperienza è stata di grande valore culturale ma molto sofferta per le zanzare, l'umidità, e la mancanza di elettricità: a letto alle otto a lume di lanterna senza la possibilità di scrivere e leggere. La notte era piena di rumori della foresta ma il disagio era superiore alla atmosfera suggestiva.
L'incontro con la comunità indigena YAGUA completamente emarginata, in mezzo alla foresta e raggiungibile soltanto camminando per circa un'ora dal nostro Lodge, (che a sua volta è raggiungibile in 40 minuti con la barca) è stato importante non soltanto sul piano culturale. La nostra ottima guida ci ha spiegato moltissime cose e insieme abbiamo ipotizzato un progetto di alfabetizzazione di base e di formazione artigianale, specialmente per le donne nel rispetto della loro cultura e della loro lingua; infatti dai quaranta anni in su sono analfabeti e si autoemarginano, vergognandosi di raggiungere Iquitos, la capitale della Amazzonia, per l’incapacità di comunicare in spagnolo.
Il governo prevede la scolarizzazione anche dei bambini indigeni, che però è resa difficile dalla impossibilità per le famiglie di comperare la divisa e tutto il materiale scolastico necessario e che il governo non fornisce.
Questa sera saremo di nuovo a Lima (due ore di aereo) e non sappiamo quali altre avventure ci aspettano.
Noi restiamo aperti e disponibili .......
Nedda e Fortunato
Accoglienza festosa della Fundacion con Cristo, l'associazione responsabile della Casa degli Angeli per bimbi con grave paralisi celebrale. La visita ai nostri bimbi e' stata assolutamente gratificante:a dieci anni dall'inaugurazione 25 bambini di famiglie poverissime vengono accuditi da uno staff qualificato femminile con un solo uomo, Cristian, ottimo fisioterapista. Buone le migliorie apportate alla casa a cominciare dalla parete dell'ingresso completamente dipinta con un cielo pieno di angeli in mezzo ai quali campeggia la foto sorridente di Daniele. Particolarmente gradita ai bimbi l'ippoterapia con una cavalla che però è già gravida e vive nel compound della Casa de Los Angeles.
Ciò che abbiamo visto ci ha c onvinti a sponsorizzare un progetto agricolo finalizzato all'autosostentamento della casa: PROYECTO GRANADILLAS, progetto di coltivazione del melograno; si parte con due ettari di terreno messo a disposizione da padre Ramiro della Fundacion ubicato a un centinaio di chilometri di distanza ed a 1.800 metri di altitudine, in località Baeza (prima città della Amazzonia ecuatoriana).
Una imprevista esperienza: l'incontro con le monache Visitandine di clausura che hanno richiesto un secondo incontro con Nedda, oltre un'ora di colloquio, per conoscere la nostra storia;commovente il dono, il canto, le espressioni affettive di ognuna oltre naturalmente alla promessa di preghiere quotidiane per i nostri progetti e la nostra salute.
Per fortuna Nedda se la cava bene con la lingua spagnola.
Perù Lima.(arrivo il 21 febbraio)
Nella capitale il nostro primo pensiero è stato per i niños de Rua, una quarantina seguiti dalla polizia femminile municipale come illustrato in Italia da Nedda con la speranza che si istaurasse un rapporto, anche minimo, con poliziotte italiane purtroppo senza alcun esiti.
Quindi abbiamo volentieri risposto noi alla loro esigenza di lavatrici e pentole nuove di cui necessitavano già dallo scorso anno. Sono state felicissime! E noi più di loro, come sempre quando possiamo seminare per il mondo briciole di solidarietà.
Nella Amazzonia peruviana, l'esperienza è stata di grande valore culturale ma molto sofferta per le zanzare, l'umidità, e la mancanza di elettricità: a letto alle otto a lume di lanterna senza la possibilità di scrivere e leggere. La notte era piena di rumori della foresta ma il disagio era superiore alla atmosfera suggestiva.
L'incontro con la comunità indigena YAGUA completamente emarginata, in mezzo alla foresta e raggiungibile soltanto camminando per circa un'ora dal nostro Lodge, (che a sua volta è raggiungibile in 40 minuti con la barca) è stato importante non soltanto sul piano culturale. La nostra ottima guida ci ha spiegato moltissime cose e insieme abbiamo ipotizzato un progetto di alfabetizzazione di base e di formazione artigianale, specialmente per le donne nel rispetto della loro cultura e della loro lingua; infatti dai quaranta anni in su sono analfabeti e si autoemarginano, vergognandosi di raggiungere Iquitos, la capitale della Amazzonia, per l’incapacità di comunicare in spagnolo.
Il governo prevede la scolarizzazione anche dei bambini indigeni, che però è resa difficile dalla impossibilità per le famiglie di comperare la divisa e tutto il materiale scolastico necessario e che il governo non fornisce.
Questa sera saremo di nuovo a Lima (due ore di aereo) e non sappiamo quali altre avventure ci aspettano.
Noi restiamo aperti e disponibili .......
Nedda e Fortunato
Arrivo in Guatemala: Incontro con la Comunità indigena di Las Conchas. Nasce il progetto del Centro Medico
Abbiamo conosciuto Rafael Luna, bella persona con una missione da laico. Ci ha accompagnato alla comunità raccontandoci un po' di cose. Lungo la carretera (peggio che in Africa come strada, 37 km in circa tre ore) ci siamo fermati a visitare un centro di salute per riconoscere la malaria e malattie della pelle a cui fanno capo 50 comunità, ma effettivamente in 17 tra cui Las Conchas. Rafael ci ha detto che nella sua comunità vivono 40 famiglie, le altre comunita' sono più grandi, però a Las Conchas sta sorgendo un Centro di Formazione: un complesso con due o tre strutture una scuola e tre centri professsionali(cucito, panificazione, macchine da scrivere a mano Olivetti ) ed anche un centro computer.
La scuola prevede tutte le classi della primaria che inizia a sette anni, non esiste la materna: le bimbe imparano i lavori di casa piccolissime e i maschietti imparano i lavori del papa' seguendoli nei campi anche così piccolini!
Le classi sono numerose però occorre considerare che gli alunnni vengono da cinquanta comunità diverse, ciò significa che nella loro comunità soltanto loro possono venire a scuola a Las Conchas, unica loro occasione (uno o due alfabetizzati ogni comunità).
Quelli che vengono da molto lontano`si fermano a dormire nel dormitorio.
Non c'è luce se non nei due edifici di pubblica utilità e ricavano quel po' di energia da pannelli solari regalati da un'Ong (Energia sin fronteras).
C'è anche il problema dell'acqua che ricavano dalla pioggia e da un rio lì vicino con gli inevitabili rischi per la salute.
La cosa che più ci ha colpito è che non hanno MAI visto nessun medico in questo emarginato luogo, solo un'infermiera ogni 20-30 giorni per portare un minimo di medicine quasi mai sufficienti, molto misurate, perfino contando le siringhe per le vacinazioni dei bambini, senza alcuna margine per gli imprevisti.
Poco tempo fa è morta una giovane mamma solo per non aver espulso la placenta; unica assistenza l'esperienza delle donne, ma spesso i parti hanno delle complicazioni, con inevitabile morte di giovani donne.
Volendo rispettare le loro richieste come sempre e non imporre noi i progetti, durante la riunione della comunità è emersa proprio da una donna la priorità di un centro salute che offra tra i primi servizi un laboratorio di analisi del sangue.
Quando rientreremo in Italia troveremo ad attenderci il progetto che Rafael avrà cura di mandarci e noi lo discuteremo ma faremo partire subito la costruzione, perche' e' INDISPENSABILE.
La scuola prevede tutte le classi della primaria che inizia a sette anni, non esiste la materna: le bimbe imparano i lavori di casa piccolissime e i maschietti imparano i lavori del papa' seguendoli nei campi anche così piccolini!
Le classi sono numerose però occorre considerare che gli alunnni vengono da cinquanta comunità diverse, ciò significa che nella loro comunità soltanto loro possono venire a scuola a Las Conchas, unica loro occasione (uno o due alfabetizzati ogni comunità).
Quelli che vengono da molto lontano`si fermano a dormire nel dormitorio.
Non c'è luce se non nei due edifici di pubblica utilità e ricavano quel po' di energia da pannelli solari regalati da un'Ong (Energia sin fronteras).
C'è anche il problema dell'acqua che ricavano dalla pioggia e da un rio lì vicino con gli inevitabili rischi per la salute.
La cosa che più ci ha colpito è che non hanno MAI visto nessun medico in questo emarginato luogo, solo un'infermiera ogni 20-30 giorni per portare un minimo di medicine quasi mai sufficienti, molto misurate, perfino contando le siringhe per le vacinazioni dei bambini, senza alcuna margine per gli imprevisti.
Poco tempo fa è morta una giovane mamma solo per non aver espulso la placenta; unica assistenza l'esperienza delle donne, ma spesso i parti hanno delle complicazioni, con inevitabile morte di giovani donne.
Volendo rispettare le loro richieste come sempre e non imporre noi i progetti, durante la riunione della comunità è emersa proprio da una donna la priorità di un centro salute che offra tra i primi servizi un laboratorio di analisi del sangue.
Quando rientreremo in Italia troveremo ad attenderci il progetto che Rafael avrà cura di mandarci e noi lo discuteremo ma faremo partire subito la costruzione, perche' e' INDISPENSABILE.
Incontro con Aldo Lo Curto
Incontro con Aldo Lo Curto (sabato 23/01/2010)
Sabato 23 gennaio 2010, presso la sede dell’Associazione “Le case degli Angeli di Daniele”, alla presenza della Presidente Nedda Alberghini Po e di alcuni membri, si è svolto un incontro con Aldo Lo Curto.
Medico di base per sei mesi all’anno (di “pazienti molto pazienti” come egli stesso scherzosamente dice), nella ricca provincia di Como e medico itinerante nelle più remote aree del mondo per i restanti sei mesi, la sua vicenda umana colpisce profondamente.
Con la passione di chi crede in una missione, la professione medica lo ha portato in tutti i continenti del Mondo a curare le popolazioni bisognose: dagli Indios della foresta Amazzonica, agli sperduti villaggi in Africa, in Asia e perfino nelle isole della Micronesia.
I progetti che lo hanno impegnato maggiormente sono stati in Brasile, India e negli ultimi anni anche in Mongolia e Isole Salomon.
La sua grande esperienza umana e professionale trasuda dai sui appassionati racconti, esperienze di vita vissuta a stretto contatto genti lontanissime per cultura e lingua.
Nei suoi racconti non c’è pietà o compassione, ma grande rispetto per tradizioni, usi e credenze delle popolazioni alle quali, con grande modestia, porta la sua professionalità di medico.
Non vi è nulla di romantico nel vivere a “contatto con la natura”, siano foreste o steppe desolate, se un taglio infetto, una gastrite, una diarrea, un mal di denti, un’appendicite possono causare atroci sofferenze se non addirittura la morte.
Se per noi occidentali è automatico rivolgerci al medico o al farmacista in caso di bisogno, non è purtroppo così nella maggior parte del mondo dove le primarie figure di riferimento sono sciamani, curandere e simili.
Conoscere l’antropologia delle popolazioni, consente al medico di svolgere la propria missione senza alterare gli equilibri della società e per questo motivo l’approccio iniziale deve avvenire nel pieno rispetto della struttura sociale e religiosa. Inoltre, in quanto medico, è fondamentale conoscere anche come in queste popolazioni viene vissuto il rapporto con la morte.
Più di una volta dai racconti di Aldo Lo Curto emerge l’importanza di conoscere a quali pericoli può portare un approccio sbagliato. Per esempio, nelle Isole Salomone ogni intervento su un malato che si concluda con la morte (come potrebbe essere ad esempio la somministrazione di un farmaco, oppure l’estrema unzione), è inteso dai locali come la causa della morte stessa (anche se effettivamente non lo è), e potrebbe venire punito con il taglio della testa.
La conoscenza e il rispetto sono essenziali per non essere considerati dei maldestri ciarlatani mettendo a rischio la propria vita: nelle Isole Salomone meglio dimostrare di fare il possibile trasportando il malato al più vicino ospedale piuttosto che intervenire sul corpo del paziente; in Amazzonia l’approccio alle genti di un villaggio che non ha mai visto un medico, deve avvenire gradualmente, accampandosi per esempio al di fuori dell’area delle capanne ed aspettare che siano gli abitanti stessi ad interpellarti. Di solito i primi sono i bambini che spinti dalla curiosità, si avvicinano per poi riportare agli adulti del villaggio le informazioni sul nuovo venuto. La fase successiva è quella di coinvolgere e lavorare a fianco dello sciamano del villaggio e assieme portare le cure necessarie. In Mongolia non bisogna indugiare sulla porta della yurta poiché porta male, il visitatore deve entrare, senza annunciarsi, e camminare immediatamente a sinistra dell’ingresso e solo successivamente stabilire il contatto con gli abitanti della tenda.
Un grande distacco emotivo deve caratterizzare chi sceglie di dedicarsi ai più bisognosi in condizioni così estreme, a chi non può contare su quei medicinali che in occidente sono alla portata di tutti e dove la vita umana ha un valore relativo.
Può capitare di trovarsi a dover curare due neonati ma di disporre di un’unica dose di farmaco: chi salvare? Per quanto dura da accettare, la realtà è che solo uno potrà sopravvivere e la decisione viene presa al momento in base a fattori da valutare di volta in volta.
Aldo Lo Curto racconta, non senza amarezza, di essersi trovato in una simile situazione.
Ascoltiamolo: “Ho scelto putroppo di far sopravvivere il bambino che aveva meno fratellini, affidandolo comunque alle cure di un infermiere che gli ha sommnistrato il farmaco ogni giorno, fino a salvarlo; ma non ho mai lasciato la mamma con il bambino che sarebbe morto, assistendolo lo stesso, accarezzandolo, pregando insieme allo sciamano, dandogli delle medicine "placebo", che purtroppo sapevo inefficaci: il bambino e' morto, ma io l'ho curato fino all'ultimo respiro, senza mai abbandonarlo, con grande conforto per la madre”.
La sua attività negli anni si è diversificata per portare un aiuto intelligente a chi ha bisogno. Sulla scia della esperienza del grande economista e premio Nobel Muhammad Yunus, Aldo Lo Curto ha avviato in Tamil Nadu dei progetti di microcredito rivolto alle donne.
In Africa e in Mongolia ha seguito poi progetti nelle carceri maschili e femminili.
E’ infine ormai già definitivo un volume destinato alla divulgazione di rimedi basati sulla conoscenza tradizionale di piante e animali, stampato in diverse lingue, rivolto agli abitanti della Mongolia e delle Isole Salomone.
Aspetteremo il prossimo incontro con Aldo Lo Curto per conoscere i nuovi progetti che impegneranno questo straordinario medico itinerante.
Sabato 23 gennaio 2010, presso la sede dell’Associazione “Le case degli Angeli di Daniele”, alla presenza della Presidente Nedda Alberghini Po e di alcuni membri, si è svolto un incontro con Aldo Lo Curto.
Medico di base per sei mesi all’anno (di “pazienti molto pazienti” come egli stesso scherzosamente dice), nella ricca provincia di Como e medico itinerante nelle più remote aree del mondo per i restanti sei mesi, la sua vicenda umana colpisce profondamente.
Con la passione di chi crede in una missione, la professione medica lo ha portato in tutti i continenti del Mondo a curare le popolazioni bisognose: dagli Indios della foresta Amazzonica, agli sperduti villaggi in Africa, in Asia e perfino nelle isole della Micronesia.
I progetti che lo hanno impegnato maggiormente sono stati in Brasile, India e negli ultimi anni anche in Mongolia e Isole Salomon.
La sua grande esperienza umana e professionale trasuda dai sui appassionati racconti, esperienze di vita vissuta a stretto contatto genti lontanissime per cultura e lingua.
Nei suoi racconti non c’è pietà o compassione, ma grande rispetto per tradizioni, usi e credenze delle popolazioni alle quali, con grande modestia, porta la sua professionalità di medico.
Non vi è nulla di romantico nel vivere a “contatto con la natura”, siano foreste o steppe desolate, se un taglio infetto, una gastrite, una diarrea, un mal di denti, un’appendicite possono causare atroci sofferenze se non addirittura la morte.
Se per noi occidentali è automatico rivolgerci al medico o al farmacista in caso di bisogno, non è purtroppo così nella maggior parte del mondo dove le primarie figure di riferimento sono sciamani, curandere e simili.
Conoscere l’antropologia delle popolazioni, consente al medico di svolgere la propria missione senza alterare gli equilibri della società e per questo motivo l’approccio iniziale deve avvenire nel pieno rispetto della struttura sociale e religiosa. Inoltre, in quanto medico, è fondamentale conoscere anche come in queste popolazioni viene vissuto il rapporto con la morte.
Più di una volta dai racconti di Aldo Lo Curto emerge l’importanza di conoscere a quali pericoli può portare un approccio sbagliato. Per esempio, nelle Isole Salomone ogni intervento su un malato che si concluda con la morte (come potrebbe essere ad esempio la somministrazione di un farmaco, oppure l’estrema unzione), è inteso dai locali come la causa della morte stessa (anche se effettivamente non lo è), e potrebbe venire punito con il taglio della testa.
La conoscenza e il rispetto sono essenziali per non essere considerati dei maldestri ciarlatani mettendo a rischio la propria vita: nelle Isole Salomone meglio dimostrare di fare il possibile trasportando il malato al più vicino ospedale piuttosto che intervenire sul corpo del paziente; in Amazzonia l’approccio alle genti di un villaggio che non ha mai visto un medico, deve avvenire gradualmente, accampandosi per esempio al di fuori dell’area delle capanne ed aspettare che siano gli abitanti stessi ad interpellarti. Di solito i primi sono i bambini che spinti dalla curiosità, si avvicinano per poi riportare agli adulti del villaggio le informazioni sul nuovo venuto. La fase successiva è quella di coinvolgere e lavorare a fianco dello sciamano del villaggio e assieme portare le cure necessarie. In Mongolia non bisogna indugiare sulla porta della yurta poiché porta male, il visitatore deve entrare, senza annunciarsi, e camminare immediatamente a sinistra dell’ingresso e solo successivamente stabilire il contatto con gli abitanti della tenda.
Un grande distacco emotivo deve caratterizzare chi sceglie di dedicarsi ai più bisognosi in condizioni così estreme, a chi non può contare su quei medicinali che in occidente sono alla portata di tutti e dove la vita umana ha un valore relativo.
Può capitare di trovarsi a dover curare due neonati ma di disporre di un’unica dose di farmaco: chi salvare? Per quanto dura da accettare, la realtà è che solo uno potrà sopravvivere e la decisione viene presa al momento in base a fattori da valutare di volta in volta.
Aldo Lo Curto racconta, non senza amarezza, di essersi trovato in una simile situazione.
Ascoltiamolo: “Ho scelto putroppo di far sopravvivere il bambino che aveva meno fratellini, affidandolo comunque alle cure di un infermiere che gli ha sommnistrato il farmaco ogni giorno, fino a salvarlo; ma non ho mai lasciato la mamma con il bambino che sarebbe morto, assistendolo lo stesso, accarezzandolo, pregando insieme allo sciamano, dandogli delle medicine "placebo", che purtroppo sapevo inefficaci: il bambino e' morto, ma io l'ho curato fino all'ultimo respiro, senza mai abbandonarlo, con grande conforto per la madre”.
La sua attività negli anni si è diversificata per portare un aiuto intelligente a chi ha bisogno. Sulla scia della esperienza del grande economista e premio Nobel Muhammad Yunus, Aldo Lo Curto ha avviato in Tamil Nadu dei progetti di microcredito rivolto alle donne.
In Africa e in Mongolia ha seguito poi progetti nelle carceri maschili e femminili.
E’ infine ormai già definitivo un volume destinato alla divulgazione di rimedi basati sulla conoscenza tradizionale di piante e animali, stampato in diverse lingue, rivolto agli abitanti della Mongolia e delle Isole Salomone.
Aspetteremo il prossimo incontro con Aldo Lo Curto per conoscere i nuovi progetti che impegneranno questo straordinario medico itinerante.
In partenza
Carissimi,
vi giriamo le ultime notizie su Ciudad Juarez che ci ha inviato Marisela (insignita nel 2008 con il Premio Internazionale Daniele Casa degli Angeli). E' veramente terribile quello che sta succedendo in questa parte del Messico, tra l'indifferenza dell'opinione pubblica mondiale dovuta anche alla scarsa informazione di questi fatti.
Vi informiamo anche che tra poco tempo partiremo per il Guatemala, per avviare un progetto di aiuto alla comunità indigena di Las Concias (provincia di Altaverapaz) che si trova nel centro del Guatemala a due/tre ore dalla cittadina di Coban;procederemo il 22 gennaio per Quito capitale dell'Ecuador dove visiteremo la nostra prima Casa degli Angeli, gestita dall'Associazione Fundacion con Cristo (www.fundacionconcristo.org.ec) dove verificheremo una proposta molto interessante per riuscire a dare continuità e maggior sostentamento a questo bellissimo progetto.
Poi proseguiremo il 29 gennaio per il Perù, Lima, dove incontreremo la Polizia Municipale femminile che assiste in una ala del loro edificio, bambini raccolti sulla strada (molti neonati), alternandosi nelle ore fuori servizio come baby sitter. L'obiettivo è un aiuto su una necessità che già ci avevano prospettato l'anno scorso. Inoltre abbiamo in programma un sopralluogo alla bario di San Martin, una delle più squallide favelas di Lima dove operano come volontari giovani vicini all'ambiente della parrocchia, per verificare la possibilità di un nostro eventuale intervento.
E probabilmente qualcosa altro, come sempre succede.
DA MARISELA:
protesta por el asesinato de la activista Josefina Reyes
Queridxs amigxs
En Ciudad Juarez cada vez más se incrementan los crímenes de hombres y mujeres. Vivimos entre el miedo y la impotencia. El pasado domingo 3 de enero asesinaron a Josefina Reyes, una luchadora social a quien después de secuestrale a uno de sus hijos y posteriormente asesinarle al otro, protestó públicamente y se puso en huelga de hambre para exigir investigación y la salida del Ejército de esta ciudad, ahora se piensa que el propio ejército la ejecutó ya que recibio varias amenazas. Con estos hechos pueden ustedes tener idea del riesgo en que vivimos.
También a Leobardo Alvarado, conocido luchador social que ha exigido el retiro de las fuerzas armadas y denunciado los abusos de los soldados, una semana atras el ejército secuestró a tres miembros de su familia sin que hasta ahora se sepa nada de su paradero.
El exterminio esta declarado para quienes hacemos protesta y defendemos los derechos humanos.
Así están las cosas.
Les envió todo mi cariño y esta nota sobre la protesta.
Protesta fuera de la PGR Denunciando el asesinato de la compañera Josefina Reyes
By griterio on Enero 7, 2010
Este jueves 7 de enero se dieron cita diferentes organizaciones y personas a titulo personal fuera de la PGR, para protestar por el asesinato de la activista Josefina Reyes, habitante del Valle de Juárez.
Josefina Reyes quien en vida fue una de las primeras mujeres que denunciaron los abusos de violencia contra las mujeres , y que de igual manera also su voz para denunciar la militarización y la gran impunidad que se vive en Ciudad Juárez fue asesinada el pasado 3 de enero, despues de haber recibido varias amenazas de muerte del ejercito, por luchar en la defensa a los derechos Humanos.
Es por eso que activistas de la localidad se reunieron fuera de la PGR, para repudiar las politicas militaristas del gobierno de Calderon, haciendo responsable al estado por la muerte y destrucción de los y las juarenses.
Con pintas que decian: “Que renuncien Chavez Chavez y Calderón por asesinos”, “dignidad”, “Justicia” “respeto” entre otras , así como volanteo, mantas y al grito de “Juárez, Juárez no es cuartel Fuera ejercito de él” fue que las personas manifestaron su indignación, sin embargo no solo fueron l@s manifestantes l@s que acudieron a la cita, si no que al interior de las instalaciones de la PGR de manera amenazadora, se encontraban policías federales fuertemente armados que solo veían la rabia y la impotencia de quienes día a día vivimos el abuso del ejercito y de la policía federal maniobrado por un gobierno que se rige por el odio, la codicia y de olvido para el pueblo.
Como recuerdo a la compañera caída el sábado 9 de enero a las 8 am, se realizará una caravana vehicular al panteón de Guadalupe, para dejar una ofrenda floral en su tumba , el punto de partida será en la Avenida Juárez Porvenir, pasando la Avenida Tecnológico (puente al revés), de donde saldremos a mas tardar a las 8:30 hacia el panteón a las 10, para salir de regreso a Juárez y terminar en la PGR de Ciudad Juárez.
No olvidemos que manifestarse contra el estado de sitio que se vive en esta ciudad no termina con una sola manifestación.
¡Ni una, ni uno más!
¡Fuera militares de las calles!
¡Juarez, Juarez no es cuartel , fuera ejercito de él!
mas info en www.griterio.org
Mtra. Marisela Ortiz Rivera "Nuestras Hijas de Regreso a Casa"
www.nuestrashijasderegresoacasa.blogspot.com
http://www.proyectoesperanzacdjuarez.blogspot.com
www.radiofem.net
--
Tráiler del Proyecto La Esperanza
trabajo con niños y niñas familiares de mujeres asesinadas y desaparecidas):
http://www.youtube.com/watch?v=LjLRIDps6PY
vi giriamo le ultime notizie su Ciudad Juarez che ci ha inviato Marisela (insignita nel 2008 con il Premio Internazionale Daniele Casa degli Angeli). E' veramente terribile quello che sta succedendo in questa parte del Messico, tra l'indifferenza dell'opinione pubblica mondiale dovuta anche alla scarsa informazione di questi fatti.
Vi informiamo anche che tra poco tempo partiremo per il Guatemala, per avviare un progetto di aiuto alla comunità indigena di Las Concias (provincia di Altaverapaz) che si trova nel centro del Guatemala a due/tre ore dalla cittadina di Coban;procederemo il 22 gennaio per Quito capitale dell'Ecuador dove visiteremo la nostra prima Casa degli Angeli, gestita dall'Associazione Fundacion con Cristo (www.fundacionconcristo.org.ec) dove verificheremo una proposta molto interessante per riuscire a dare continuità e maggior sostentamento a questo bellissimo progetto.
Poi proseguiremo il 29 gennaio per il Perù, Lima, dove incontreremo la Polizia Municipale femminile che assiste in una ala del loro edificio, bambini raccolti sulla strada (molti neonati), alternandosi nelle ore fuori servizio come baby sitter. L'obiettivo è un aiuto su una necessità che già ci avevano prospettato l'anno scorso. Inoltre abbiamo in programma un sopralluogo alla bario di San Martin, una delle più squallide favelas di Lima dove operano come volontari giovani vicini all'ambiente della parrocchia, per verificare la possibilità di un nostro eventuale intervento.
E probabilmente qualcosa altro, come sempre succede.
DA MARISELA:
protesta por el asesinato de la activista Josefina Reyes
Queridxs amigxs
En Ciudad Juarez cada vez más se incrementan los crímenes de hombres y mujeres. Vivimos entre el miedo y la impotencia. El pasado domingo 3 de enero asesinaron a Josefina Reyes, una luchadora social a quien después de secuestrale a uno de sus hijos y posteriormente asesinarle al otro, protestó públicamente y se puso en huelga de hambre para exigir investigación y la salida del Ejército de esta ciudad, ahora se piensa que el propio ejército la ejecutó ya que recibio varias amenazas. Con estos hechos pueden ustedes tener idea del riesgo en que vivimos.
También a Leobardo Alvarado, conocido luchador social que ha exigido el retiro de las fuerzas armadas y denunciado los abusos de los soldados, una semana atras el ejército secuestró a tres miembros de su familia sin que hasta ahora se sepa nada de su paradero.
El exterminio esta declarado para quienes hacemos protesta y defendemos los derechos humanos.
Así están las cosas.
Les envió todo mi cariño y esta nota sobre la protesta.
Protesta fuera de la PGR Denunciando el asesinato de la compañera Josefina Reyes
By griterio on Enero 7, 2010
Este jueves 7 de enero se dieron cita diferentes organizaciones y personas a titulo personal fuera de la PGR, para protestar por el asesinato de la activista Josefina Reyes, habitante del Valle de Juárez.
Josefina Reyes quien en vida fue una de las primeras mujeres que denunciaron los abusos de violencia contra las mujeres , y que de igual manera also su voz para denunciar la militarización y la gran impunidad que se vive en Ciudad Juárez fue asesinada el pasado 3 de enero, despues de haber recibido varias amenazas de muerte del ejercito, por luchar en la defensa a los derechos Humanos.
Es por eso que activistas de la localidad se reunieron fuera de la PGR, para repudiar las politicas militaristas del gobierno de Calderon, haciendo responsable al estado por la muerte y destrucción de los y las juarenses.
Con pintas que decian: “Que renuncien Chavez Chavez y Calderón por asesinos”, “dignidad”, “Justicia” “respeto” entre otras , así como volanteo, mantas y al grito de “Juárez, Juárez no es cuartel Fuera ejercito de él” fue que las personas manifestaron su indignación, sin embargo no solo fueron l@s manifestantes l@s que acudieron a la cita, si no que al interior de las instalaciones de la PGR de manera amenazadora, se encontraban policías federales fuertemente armados que solo veían la rabia y la impotencia de quienes día a día vivimos el abuso del ejercito y de la policía federal maniobrado por un gobierno que se rige por el odio, la codicia y de olvido para el pueblo.
Como recuerdo a la compañera caída el sábado 9 de enero a las 8 am, se realizará una caravana vehicular al panteón de Guadalupe, para dejar una ofrenda floral en su tumba , el punto de partida será en la Avenida Juárez Porvenir, pasando la Avenida Tecnológico (puente al revés), de donde saldremos a mas tardar a las 8:30 hacia el panteón a las 10, para salir de regreso a Juárez y terminar en la PGR de Ciudad Juárez.
No olvidemos que manifestarse contra el estado de sitio que se vive en esta ciudad no termina con una sola manifestación.
¡Ni una, ni uno más!
¡Fuera militares de las calles!
¡Juarez, Juarez no es cuartel , fuera ejercito de él!
mas info en www.griterio.org
Mtra. Marisela Ortiz Rivera "Nuestras Hijas de Regreso a Casa"
www.nuestrashijasderegresoacasa.blogspot.com
http://www.proyectoesperanzacdjuarez.blogspot.com
www.radiofem.net
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Tráiler del Proyecto La Esperanza
trabajo con niños y niñas familiares de mujeres asesinadas y desaparecidas):
http://www.youtube.com/watch?v=LjLRIDps6PY
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