L'osservatorio permanente sull'Afghanistan che fa capo all'associazione CISDA, ci informa su diverse iniziative intraprese in ambito europeo a sostegno dei diritti civili in Afghanistan.
Per per ricominciare dopo le vacanze ci propone la lettura dell'articolo della giornalista Stella Pende apparso su Panorama che recentemente è stata a Kabul ed ha incontrato l'associazione Hawaca.
Nel suo articolo su Panorama riporta i racconti delle donne incontrate al centro gestito da Hawca, una intervista alla direttrice del centro Selay Ghaffar e una alla direttrice di AFCECO (Afghan child education and caring organization) Andeisha Farid.
Le donne in Afghanistan non hanno valore. Vendute dalle famiglie, lapidate per adulterio, sfigurate con l’acido, fatte saltare in aria per l’impegno politico o civile. Le afghane sono il principale obiettivo dell’integralismo. Ma c’è una nuova generazione che si ribella. E cerca il riscatto.
Leggi qui l'articolo
Ann-Carin Landstrom, membro del Comitato Centrale del Partito della Sinistra Svedese, è appena rientrata da Kabul, dove ha incontrato ufficialmente il Solidarity Party of Afghanistan (Hambastagi) e ha visitato i “campi di studio” che gli attivisti di Hambastagi organizzano nell’ambito di un progetto finanziato proprio dal Partito della Sinistra Svedese con 120.000 SEK corrispondenti a 15.000€ circa. A ottobre una donna di Hambastagi sarà ospite in Svezia per una conferenza.
Ma leggete tutto l'articolo, contiene informazioni che qui non arrivano, ovviamente, per questo è davvero utile leggerlo!
Insomma il nuovo blog delle amiche del CISDA è davvero ricchissimo di informazioni sull'Afghanistan. Informazioni che fanno fatica a filtrare ma che dobbiamo sapere per un paese che non aspetta altro che l'occidente si faccia da parte e, come dice Malalai Joya, lasciare che il processo verso la democratizzazione parta dall'interno.
Malalai Joya, una donna fra i signori della guerra
In rete è già un tam-tam, noi lo proponiamo poichè con Malalai Joya abbiamo condiviso nel 2007 il primo premio internazionale "Daniele Po".
Si tratta di una raccolta fondi destinata a finanziare un documentario sul coraggio di questa donna che si è opposta al sanguinario regime talebano in Afghanistan.
Tutto è partito per volontà di Rodrigo Guim, antropologo, ecologista e documentarista brasiliano che, avendo conosciuto Malalai negli Stati Uniti nel 2009, ha deciso di produrre un film-documentario basato sul libro-biografia Finché avrò voce, ed. Piemme, (titolo originale A Woman Among Warlord). La raccolta fondi è destinata a finanziare il documentario, i proventi che ne deriveranno saranno destinati a Malalai Joya.
Di seguito in anteprima il video di presentazione in inglese.
Si tratta di una raccolta fondi destinata a finanziare un documentario sul coraggio di questa donna che si è opposta al sanguinario regime talebano in Afghanistan.
Tutto è partito per volontà di Rodrigo Guim, antropologo, ecologista e documentarista brasiliano che, avendo conosciuto Malalai negli Stati Uniti nel 2009, ha deciso di produrre un film-documentario basato sul libro-biografia Finché avrò voce, ed. Piemme, (titolo originale A Woman Among Warlord). La raccolta fondi è destinata a finanziare il documentario, i proventi che ne deriveranno saranno destinati a Malalai Joya.
Di seguito in anteprima il video di presentazione in inglese.
Lydia Cacho minacciata di morte
"...se ti metti contro di noi ... ti veniamo ad ammazzare in casa..."
Non ci sono giri di parole in questo messaggio ricevuto da Lydia Cacho, giornalista e difensora dei diritti umani, sul suo ricevitore per le emergenze. Lydia Cacho ha cominciato a ricevere minacce nel 2005 dopo la pubblicazione del suo libro dove denunciava un traffico di pornografia infantile in Quintana Roo e Puebla (Messico). In Italia è stato pubblicato nel 2011 con il titolo "Memorie di un'infamia" ed. Fandango. Lydia Cacho ha portato avanti una battaglia contro la pedopornografia in Messico e con coraggio è riuscita a far condannare un imprenditore implicato anche in ricilaggio di danaro sporco. HA dovuto subire arresti e torture da parte della polizia corrotta per impedirle di portare avanti la sua bataglia per i diritti umani. Con coraggio ha scoperchiato l'altra faccia dei femminicidi del Messico. Il dramma di molte bambine e bambini, come quello delle donne, in Messico rimangono crimini impuniti. La giornalista ha ricevuto continue minacce da allora a rappresaglia del suo lavoro di difensora dei diritti umani e di giornalista.
Iscriviti a:
Post (Atom)