Nessuno di noi ha parlato, i suoi occhi azzurri lasciano per sempre una traccia che non cancelleremo dentro di noi. Oggi il mal di testa ci accompagna, sotto la pioggia. Grazie Nedda
22 OTTOBRE 2009 CAPPELLA FARNESE Ore 20,45
Giovedì 22 Ottobre 2009, ore 20.45
Palazzo d’Accursio - Cappella Farnese Piazza Maggiore 2, Bologna
PREMIO INTERNAZIONALE “DANIELE - CASE DEGLI ANGELI” 2009
ALLE MADRI DI SREBRENICA,
TESTIMONI DI UN GENOCIDIO DA NON DIMENTICARE
Iniziative in programma
Dal Progetto
“Le formiche della Pace: Donne insieme per un mondo migliore.”
A cura dell’Associazione Onlus “Le Case degli Angeli di Daniele”
Ci sono popoli che abitano in territori smembrati, costretti a subire gravi privazioni delle libertà democratiche, dei diritti civili e della propria identità; altri, come gli indigeni, sono addirittura scacciati dalle loro terre, dopo essere stati per generazioni custodi delle foreste e delle ricchezze del pianeta a beneficio dell’intera umanità. Le iniziative in programma si propongono di far conoscere la drammatica situazione di chi vive sulla propria pelle la catastrofe di un cosmopolitismo armato e aggressivo, in un mondo sempre più globalizzato ma che continua a costruire muri: quelli di cemento e quelli interiori, per proteggersi dall’altro.
INCONTRI, SPETTACOLI, MOSTRE, PROIEZIONI
da Mercoledì 7 ottobre a venerdì 30 ottobre 2009
Programma
Mercoledì 7 Ottobre ore 21,00
Chiesa Santa Maria Maggiore - via Galliera 10 Bologna
Sacra rappresentazione “REGINA PACIS” a cura de
“I Commedianti della Pieve”.
Mercoledì 14 Ottobre, ore 15,30 - 19,00
Sala Silentium Vicolo Bolognetti 2
Q.re San Vitale - Bologna
“Voci senza ascolto”.
Introduce Nedda Alberghini Po, Presidente de “Le Case degli Angeli di Daniele” Onlus. Proiezione del documentario
“Puetare Mashin!” di Giorgio Piracci.
Intervengono: Carla Corradi Musi (Docente Dip. Lingue e L. M. - Univ. di Bologna); Giorgio Piracci, Naturalista.
Testimonianze fotografiche del lavoro di Aldo Lo Curto, medico volontario itinerante tra gli indigeni del mondo.
In collab. con Lab. Perm. Studi Sciamanesimo Unibo; Fuorivista Cinema e Q.re San Vitale.
Giovedì 15 Ottobre, ore 20,45
Sala Silentium Vicolo Bolognetti 2
Q.re San Vitale - Bologna
“Kurdi: un popolo senza patria”. Introduce Nedda Alberghini Po. Interventi: David Issamadden, Presidente della Comunità Kurda in Italia, Antonio Mumolo, Presidente dell’Ass. Bologna-Kurdistan, Laura Shreadar, giornalista e scrittrice. Proiezione del filmato “I Kurdi”, a cura della comunità in Italia.
Sabato 17 Ottobre ore 20,45
Teatro Comunale Via Matteotti 150
Castello d’Argile Bologna
“Con la sabbia negli occhi: quale futuro per i Tuareg del Niger e del Mali?”. Introduce Nedda Alberghini Po. Intervengono: Luca Iotti, Presidente di “Bambini nel Deserto” Ong - Sidi Cisse, Resp. progetti in Niger e Mali. Lettura teatralizzata di poesie Tuareg a cura de “I Commedianti della Pieve” e proiezione di immagini sul popolo blu del deserto.
Mini mostra-mercato di artigianato tuareg.
In collab. con il Comune di Castello d’Argile.
Domenica 18 Ottobre ore 17,00
Sala dell’Affresco - Chiostro S. Francesco
S. Giovanni in Persiceto (Bo).
Palestina. Lo spirito della speranza oltre il muro. Esperienze e riflessioni. Interviene Betta Tusset, Ass. Pax Christi. Proiezione del documentario “Il Muro di ferro” di Mohammed Alatar. In collab. con il Comune di S. Giovanni in P. e con Amnesty International 260.
Giovedì 22 Ottobre Ore 20,45
Palazzo d’Accursio, Cappella Farnese Piazza Maggiore 2 - Bologna
In collaborazione con il Comune di Bologna
Assegnazione del Premio internazionale “Daniele - Case degli Angeli” 2009
Serata d’onore per
Le Madri di Srebrenica,
testimoni di un genocidio da non dimenticare
Presenti le Autorità Istituzionali di Regione Emilia-Romagna, Provincia di Bologna e Comune di Bologna. A conclusione, intrattenimento poetico-musicale con Elisa Biondi, soprano, Lucio Diegoli al piano e Federica Govoni, voce recitante.
Conduce la serata, la regista Roberta Biagiarelli.
Venerdì 23 Ottobre ore 20,45
Sala Dafni Carletti, Via gramsci 9
Pieve di Cento Bologna
“Non uccidiamo anche la memoria” in ricordo del genocidio di Srebrenica. Proiezione del film “Souvenir Srebrenica” di Roberta Biagiarelli. Interventi: Nedda Alberghini Po e Marina Govoni del Gruppo Amnesty 196 di Cento. Presente la delegazione delle Madri di Srebrenica.
Venerdì 30 Ottobre Ore 21,00
Teatro Comunale “A. Zeppilli” P.zza Andrea Costa - Pieve di Cento (Bo)
Evento teatrale-musicale “Maria Callas: una voce, una donna” con Elisa Biondi soprano, Lucio Diegoli al piano e Federica Govoni, voce recitante. A sostegno del progetto di cooperazione umanitaria “Una Casa per le madri di Srebrenica”.
In collab. con il Comune di Pieve di Cento.
da Mercoledì 7 ottobre a venerdì 30 ottobre 2009
Si ringraziano per la collaborazione:
Quartiere San Vitale - Comune di Bologna
Comune di Pieve di Cento
Comune di Castello d’Argile
Comune di San Giovanni in Persiceto
Compagnia teatrale “I Commedianti della Pieve”
Parrocchia di S. Maria Maggiore di Bologna
Associazione Bambini nel Deserto
Associazione Comunità Kurda in Italia
Associazione Bologna - Kurdistan
Amnesty International di Cento e S. Giovanni in P.
Associazione Caracult - Fuorivista Cinema
Media-Partner Radio Nebbia
EVENTI PASSATI
Comune di San Giovanni in Persiceto
Medaglia d’argento al valor militare
Comitato per la Difesa dell’ordine democratico
Venerdì 15 maggio 2009 - ore 18
Sala consiliare del Municipio di San Giovanni in Persiceto Bo
INCONTRO CON HUMArappresentante della società civile afgana che lotta per il rispetto dei diritti umani ed il conseguimento della democrazia nel suo paese
Sarà presente Nedda Alberghini Po dell’associazione onlus Le Case degli Angeli di Daniele
Presiede la giornalista Sara Accorsi
I cittadini sono invitati a partecipare
A Ferrara Mercoledì 13 Maggio 2009 incontro degli studenti del Liceo Ariosto con HUMA, rappresentante della società civile afghana che lotta per il rispetto dei diritti umani ed il conseguimento della democrazia nel suo paese.
E inoltre:
Mercoledì 20 Maggio 2009 ore 18,15 Città di SASSO MARCONI (BO)
Sala del Consiglio Comunale P.zza dei Martiri Sasso Marconi (BO)
Assessorato alle Pari opportunità
"MITI E METAMORFOSI" SIRENE, DEE, SIBILLE, DONNE CONTEMPORANEE: DAGLI ARCHETIPI FEMMINILI ALLE TRASFORMAZIONI SOCIALI
Proiezione del CORTOMETRAGGIO (4’ - 2008): "LA SIRENA" di Daniele Cini. Tratto dal film collettivo "ALL HUMAN RIGHTS FOR ALL".
Partecipano Sandra Federici Assessora Pari Opportunità; Fuorivista, pubblicazione cinema e multimedia; Carla Corradi Musi, Docente Unibo; Nedda Alberghini Po, Associazione Onlus Le Case degli Angeli di Daniele.
Al termine:il Sindaco Marilena Fabbri inaugura le opere installate nel Giardino “Maria Gimbutas” delle artiste Alessandra Stivani e Monica Macchiarini, dedicate al tema della Grande Dea.
Insieme a: Francesco Benozzo, Racconto in concerto (arpa celtica e canto) e presentazione dell'album “Terracqueo”. Letture a cura del Gruppo Marija Gimbutas e Associazione Armonie - Bologna
Buffet in giardino. Siete invitati. Ingresso Libero.
LIMA: ADDIO SIGNOR X
Il rientro a Lima è sereno perché nel frattempo dall’Italia la nostra Elena, formidabile internet explorer,che con suo marito Gianni ci raggiungerà in Messico,ci ha trovato un buon albergo dove trasferirci.Ci lasciamo dunque tutto alle spalle: lo squallido hotel, il nervoso per le delusioni e le fregature,ma soprattutto ci “sganciamo” dal nostro accompagnatore. Purtroppo non potremo recuperare ciò che è andato perduto: tempo, denaro e soprattutto la fiducia nella persona alla quale ci eravamo riferiti per il nostro PROGETTO BIBLIOTECHE. Ma confidando come sempre nell’aiuto della Provvidenza e di Daniele,non perdiamo la speranza di lasciare anche in Perù un seme di bene e di solidarietà perché ne ha bisogno. Non è possibile che Daniele ci abbia portati fin qui per fare i turisti; non è mai successo…e non succederà!!!
5-6 Gennaio
Al rientro da una breve vacanza al mare, che sarebbe potuta essere perfetta se non fosse stato per il riacutizzarsi dei dolori di una vecchia ulcera gastrica, sicuramente dovuta a quanto in precedenza successo, la Senora Iolanda ci dice che durante la nostra assenza uno dei due ragazzi italiani che hanno occupato la nostra stanza ha lasciato, forse dimenticato, sul letto una striscia adesiva con il suo nome a caratteri cubitali: DANIELE. Eccolo! Il monello non perde occasione per farci sentire la sua presenza. Incoraggiata, incomincio a sperare che si verifichino le condizioni per fare qualcosa di buono pensando soprattutto ai bambini e alle donne. Gli ultimi giorni infatti… Ma andiamo con ordine. Chi viene in Perù per la prima volta mette in calendario la visita a Cuzco e al Machu Picchu ma difficilmente trascura l’escursione alle Isole Ballestas, le piccole Galapagos peruviane con i pinguini, i cormorani, i pellicani, i leoni marini… E noi non abbiamo fatto eccezione alla regola ma al nostro rientro…
6-9 Gennaio: ultimi giorni di permanenza nel paese degli Incas
Due toccanti incontri con la povertà e il degrado di Lima. Il primo avviene nella stazione di polizia della capitale dove ormai da anni, in una parte dell’edificio, i bambini di strada o sottratti a famiglie che non possono seguirli, vengono accolti come luogo di passaggio. In realtà alcuni di loro sono qui da quando erano bebè. Le poliziotte si alternano nel ruolo di baby sitter volontarie al di là delle ore di servizio facendosi carico anche delle spese vive del cibo poiché lo stato dà una cifra irrisoria e solo sotto le feste di Natale. Ma non si mangia solo a Natale! Tra le emergenze una lavatrice ad acqua ad uso industriale per sostituire quella vecchia ormai logora. Anche la cucina richiederebbe la sostituzione di coperchi e tegami per non parlare della stanza adibita a scuola dove un maestro deve bastare per tutti gli ospiti, una quarantina, di età diverse e tutti nello stesso angusto ambiente. Del resto è sempre meglio di niente non potendo essi frequentare regolarmente una scuola esterna. Le poliziotte sono quasi tutte mamme e le ore di servizio volontario che mettono a disposizione le sottraggono alle proprie famiglie. Raccontando questo al mio ritorno chissà che non si mobiliti qualche anima buona per l’acquisto di una lavatrice o addirittura non si pensi ad un gemellaggio solidale con un corpo di polizia italiano! Confido nella sensibilità delle donne e, nel caso specifico, di quelle in divisa.
Il barrio di S:Maria de Porres è uno dei più squallidi quartieri della periferia di Lima: non c’è elettricità, non c’è acqua potabile, solo sporcizia e degrado nonostante ultimamente si stia avvertendo la volontà di migliorare le condizioni di vita di questa povera gente. Le informazioni ci vengono date da una giovane dentista che fa parte di un gruppo di volontari cattolici attivi nel quartiere da alcuni anni nel settore della educazione di base e della salute. L’alcalde (sindaco) del quartiere ha promesso il suo appoggio ora che si sono costituiti formalmente in associazione. Auguriamo loro ogni bene per quello che hanno fatto e che continuano a fare.
10 Febbraio: SIAMO IN MESSICO
All’aeroporto di Tutzla Gutierrez ci aspetta la macchina che ci porterà dai nostri nuovi amici chiapateni a San Cristobal de las Casas l’antica capitale che tutti mi hanno decantato. Ma il primo impatto non è felice: fa freddo e gli alberghi non hanno riscaldamento però basteranno un paio di giorni e l’apparizione del sole per farmela giustamente apprezzare. San Cristobal è la base logistica per i nostri spostamenti. Il giorno 11 febbraio siamo attesi dalla comunità india di Laguna Verde per i festeggiamenti nella scuola materna da poco ultimata ma già funzionante benché ci sia una sola maestra al momento. I maestri mandati dal governo non sono motivati, sono spesso assenti e chiedono presto il trasferimento ma è comprensibile perché sono mal pagati ed il pullman che viene da San Cristobal (oltre tre ore di viaggio ogni giorno) non raggiunge la scuola; bisogna percorrere ancora un paio di Km a piedi e nella stagione delle piogge il sentiero è quasi impraticabile.
La maestrina che incontriamo è al suo primo incarico, volenterosa e contagiata dall’entusiasmo delle famiglie. Scopriamo con gioia che in questo remoto angolo di mondo si pensa ad un vero progetto didattico grazie alla presenza di Carolina, una maestra di San Cristobal che segue il metodo Montessori e come volontaria si fa promotrice di una formazione educativa di base ad altre donne, potenziali maestre per le comunità più lontane ed emarginate. I bambini di Laguna Verde non vedono altro che passaggi di camion che trasportano canna da zucchero ( quella dei cananeros è l’unica possibilità di lavoro faticoso, precario e mal pagato) ma qui nel gioioso Kinder che porta il nome e la presenza di Daniele si sta pensando alla grande: il programma didattico è bellissimo, parola di una ex insegnante; un giovane animatore, Miguel, volontario di San Cristobal, ci ha fatto assistere ad un esercizio di psicomotricità!!! Non ci aspettavamo nulla del genere, era nelle nostre intenzioni fornire una piccola struttura dignitosa, una formazione di base ed un pasto più idoneo di quello passato dal governo (una scatoletta di tonno per ogni bambino!).Ciò che abbiamo trovato invece ci suggerisce di ampliare il progetto e, perché no, di sognare una piccola scuola all’avanguardia in un comune povero del già povero Chiapas per i bambini indios, i più dimenticati.
Quanti ne abbiamo visti per le strade di San Cristobal a vendere oggetti che nessuno comprava. Non mi sarà facile dimenticare una bimbetta di circa 8 anni che in una sera fredda, con ciabattine infradito e uno scialletto, il braccio destro carico di cinture da vendere, portava il fratellino piccolissimo in un fagotto legato al collo. La povertà estrema degli indigeni del Chiapas non ti aggredisce come quella dell’India, più portata all’accattonaggio: sulla strada trovi donne che ti si fanno incontro ma senza invadenza per offrirti i loro manufatti, in prevalenza tessuti.
La città vive sul turismo, senza possibilità di crescita: l’indio della Selva Lacandona non possiede la terra, lavora quella degli altri, alle condizioni che gli altri decidono e quando gli altri decidono. Una condizione che si trascina da 500 anni e viene sopportata con dignità ma senza rassegnazione. Il Chiapas indigeno sta lottando per rivendicare i propri diritti; non è la guerriglia che trovi in altri paesi poveri del Sud America, è una lotta senza armi, una “guerra delle parole”come l’ha definita
il nostro autista, ma una guerra che si fa sentire…e rispettare. La lotta del Movimento Zapatista guidato dal subcomandante Marcos è un’esperienza molto particolare che ha commosso e continua a commuovere il mondo, quello sensibile, quello che crede nella fratellanza e nella dignità umana.
14 Febbraio : Visita al CARACOL di OVENTIC
Il caracol è una comunità zapatista, organizzata in modo autonomo rispetto al governo messicano.
L’uomo che incontriamo, dopo aver superato lo sbarramento del cancello di accesso rigorosamente custodito, porta come tutti il passamontagna nero che, più che nascondere il viso ( ormai la realtà zapatista è un dato di fatto accettato benché non gradito dal governo), è un simbolo di identità: quegli indigeni che per secoli invisibili, mascherandosi il volto sono diventati visibili e il mondo si è accorto di loro. L’uomo col passamontagna ci spiega cos’è il caracol, l’organizzazione e le finalità. Non chiedono soldi ma attenzione e solidarietà. Ci voleva proprio questo viaggio e questa conoscenza diretta per chiarirci le idee. Rientrando in patria cercheremo di chiarirle anche ad altri che, come noi prima, hanno le idee un po’ confuse su questi uomini mascherati. Prima di lasciare la comunità mi soffermo ad ammirare i coloratissimi murales dipinti sulle pareti delle baracche di legno. Una di queste porta una grande immagine della Madonna di Guadalupe, la venerata protettrice degli indios, anch’essa col viso rigorosamente coperto secondo l’uso delle donne zapatiste, con il fazzolettino che le nasconde dal naso in giù. Il messaggio che mi è parso di leggere dietro l’insolito dipinto mi ha commosso.
Fino al 20 febbraio restiamo in Chiapas dove incontriamo persone, verifichiamo situazioni di disagio ma sono tante e non abbiamo la forza economica per intervenire. Questi sono gli unici momenti in cui vorrei avere tanto, tantissimo denaro per sbloccare situazioni pesantissime.
Non mancano le escursioni culturali ai meravigliosi siti archeologici. Tremo al pensiero che possano passare tra la generale indifferenza gli scellerati progetti governativi in nome di un progresso che ancora una volta si risolverebbe in una beffa: costruire dighe e villaggi turistici o favorire altre piantagioni non lascerebbero spazio agli originari abitanti del luogo. Lo chiamano ipocritamente eco-archeosviluppo di un’area, la Selva Lacandona, tra le più belle del mondo. E qui gli indigeni sono una presenza ingombrante di cui liberarsi in un modo o nell’altro. Ecco allora le incursioni militari per intimorire le comunità, le pressioni, le minacce e gli “incidenti mortali”. E pensare che il presidente Calderon è anche il presidente di turno del Consiglio per i diritti umani dell’ONU!
A Tutzla Gutierrez restiamo pochi giorni, nessuna missione da compiere qui, poi a Città del Messico per il rientro in Italia. Il bilancio di questo lungo periodo trascorso tra Perù e Messico? Sicuramente tanta stanchezza ma, quel che più conta, due progetti realizzati e già qualche idea per l’anno in corso. Missione compiuta dunque e…alla prossima.
Segue.....
Il 24 gennaio siamo in volo per Arequipa:
con grandi emozioni sorvoliamo cime innevate e vulcani, uno in particolare ci colpisce per il colore nero e l'enorme cratere spento, è il Misti - 5.800 metri, simbolo della città, imponente ed un po' inquietante con il suo cono quasi perfetto.
Poco lontano il Pichu Pichu, anche questo spento, mentre il Chacani 6.975 mt e' piu' che mai attivo e pericoloso, quasi ogni giorno provoca impercettibili scosse ma l'ultimo terremoto nel 2001 fece crollare una delle torri della cattedrale.
La città è ad altissimo rischio sismico e di blocchi di pietra vulcanica di color chiaro (il sillar) sono fatte le sue case. Città coloniale tipicamente spagnola, detta la città bianca del sud, ci regala un clima dolcissimo che ci scalda dentro e fuori.
Ad Arequipa trascorriamo due giorni bellissimi, facendo, fra le tante altre, due fantastiche scoperte di cui vi voglio parlare.
Al Museo Santuatio Andino sappiamo che non troveremo la mumia Juanita perchè temporaneamente in restauro ma conosceremo a fondo la sua storia.
Già a Cusco avevamo sentito parlare dei sacrifici umani degli Incas ma qui apprendiamo meglio il significato della Capaccocha, il rituale per placare gli dei delle montagne, da sempre adorati dalle popolazioni andine, che regolarmente facevano omaggi di foglie di coca cica e bamboline sepolte nella terra ecc. I rappresentanti dell'impero incaico organizzavano anche rituali straordinari per implorare la calma delle forze della natura, eruzioni, terremoti e grandi periodi di siccità. Durante questi sacrifici, bambini belli e giovani e vergini venivano offerti in nome del popolo di appartenenza per accattivarsi gli Dei.
Vari sono i santuari scoperti nei coni dei vulcani spenti nel sud del Perù.
Il vulcano Ampato 6.380 mt conservò nel suo seno per oltre 550 anni, una bella bambina appunto Juanita, di 12-13 anni, restituitaci da un fortunato ritrovamento in perfette condizioni: una mummia al mondo con tutti gli organi interni conservati dal ghiaccio e che sta aprendo nuovi orizzonti alla conoscenza scientifica.
Prescelta per essere immolata e portata a Cusco per essere divinizzata dall'imperatore, accompagnata al luogo del sacrificio con una solenne processione iniziata con l'uccisione rituale di 150 lama, appena giunta sulla cima del vulcano Ampato, fu uccisa (dopo essere stata drogata) con un colpo sicuro del sacerdote sulla fronte.
Di lei, con emozione profonda abbiamo visto la veste, i sandali ed il cordone ombelicale essiccato che, secondo l'usanza gli indios portavano con sè per mangiarne un pezzetto nei momenti di malattia.
Continueremo in futuro a scrivere dell'altra scoperta, Il Monastero di Santa Catalina.
Già dall'anno scorso scambiavamo messaggi mail con il signor X, che sapevamo essere in contatto con alcune comunità indios della Cordigliera peruviana.
Su nostra richiesta dunque il signor x ci ha proposto di portare il nostro aiuto in due comunità molto povere, una appunto nella regione di Huancavelica dove già abbiamo sostenuto le spese per i primi scaffali di una prima quantità di testi.
La biblioteca vorrebbe essere un luogo di consultazione e anche di prestito a domicilio per gli studenti (esiste una scuola a qualche chilometro di distanza) ma anche di prima alfabetizzazione per gli adulti.
Il signor X e' gongolante durante la distribuzione di libri, panettoni e abiti provenienti da Pieve di Cento; ho l'impressione che gli piaccia molto essere omaggiato.
Al momento del commiato, alcune ore dopo il cerchio in cui stavano seduti i nostri amici Quechua si apre in due ali, per lasciarci passare, tra ringraziamenti e saluti, fino alla nostra auto.
Non è la prima volta che le manifestazioni di gratitudine di chi abbiamo beneficato ci mettono a disagio ma tutto questo sembra eccessivo.
Sembra il passaggio del Re Sole tra le due ali della sua Corte.
Nedda si dimena sul sedile con una sorta di inquietudine che va oltre.
Infatti abbiamo incontrato soltanto la gente, i tre responsabili volontari del neo comitato por-biblioteca ma nessuna traccia dell'Alcalde (Sindaco del pueblo) o di qualche altro rappresentante civile.
La cosa ha un aspetto un pò troppo "privato" che non rispecchia il nostro consueto modo di operare con riferimento o a un'associazione locale o all'autorità: ci stiamo chiedendo se l'associazione di riferimento rappresentata dal signor X non esista solo sulla carta.
Dobbiamo riflettere, anche se il cuore ci porterebbe subito a colmare di beni quei bimbi infagottati con il moccolo al naso rappreso per il f4reddo e le donne subito calamitate dalle mie parole di umanità e sorellanza, come sempre succede.
Ma non è così che intendiamo aiutare, non sono questi i nostri progetti.
Con un tal turbinio di pensieri arriviamo a Huamcavenica per il pernottamento.
Questa è una piccola cittadina a 3.600 mt dove finisce la ferrovia che parte da Lima e si trova al centro di una zona remota e impervia chiusa da picchi e gole, spesso isolata dal resto del Perù.
Fa un freddo cane, la stanza del nostro hotel è costosa ma non confortevole.
Al mattino ci aspetta il ritorno che si rivela piu' lumgo e difficile dell'andata perchè fatto di notte. Tutto è più arduo e pericoloso, i tornanti della montagna non consentono un'attimo di distrazione, stentiamo o a riconoscere dietro un triste agglomerato di lumini la città dei minatori che era già triste alla luce del giorno.
Cerro de Pasco è infatti la città piu' alta del mondo, 4.400 metri, è un luogo spettrale, con un clima gelido, abitata da esseri umani malgrado il sorochi (il mal di montagna che colpisce tutti).
Nonostante le notti polari e lo squallore, decine di migliaia di persone la abitano per estrarre dalle sue miniere, rame, piombo, oro, argento ed anche carbone.
Neve e tormenta accompagnano il nostro ritorno a Lima (temperatura di trenta gradi!) che, dopo un tal viaggio, non meriterebbe certo la angusta ed inospitale cameretta dell'albergo, procuratoci dal nostro "efficientissimo" signor x.
23 GENNAIO NEDDA E FORTUNATO SONO IN VIAGGIO
soggiorno dal 13 gennaio al 10 febbraio
INIZIA L'AVVENTURA
Arriviamo alla capitale alle 21, dopo quasi 13 ore di volo. Ci aspetta all'aereoporto la persona che, nei precedenti due mesi di contatti on line ci ha assicurato una buona organizzazione del nostro primo viaggio in Perù. L'inizio non e' affatto buono, veniamo accompagnati all'albergo che si trova in un quartiere periferico fi Lima; il nostro accompagnatore, che chiameremi il Signor X, ci garantisce che e' il migliore ma, pur ostentando una parvenza di internazionalita' con una serie di bandiere davanti all'ingresso, e' abbastanza squallido.
Siamo al terzo piano, niente ascensore e valigie pesanti che, ahime' a malapena possono essere contenute, oltre a letto e tavolino nella stanza, piccola e non sufficientemente pulita (non so ancora chi mi regalera' le pulci; per fortuna le nostre esperienze africane con i bimbi di strada ci hanno insegnato il rimedio). Non posso fare a meno di pensare che non ci aspettavamo certo questo a Lima, la citta' dei Re.
In quali mani siamo finiti ? Eppure in Italia ci avevano dato garanzie sul signor X. Se il buon giorno si vede dal mattino... Le nostre previsioni sono pessime.
Ma ora la cosa piu' importante è dormire finalmente in un letto, anche se dalla strada il traffico ci manda un rumore che certo non concilierà il sonno.
16-18 gennaio
Soltanto dopo tre giorni il signor x riesce a farci il programma per la visita alla comunità indigena di Muneg Bajo, che è la ragione prima della nostra visita in Perù.
Suggerisce l'utilizzo dell'autobus ma Fortunato, saggiamente, chiede un fruoristrada, comodo e robusto, dopo aver preso visione del percorso lungo e accidentato (16 ore di pullman per quasi 400 km di montagna) e dopo aver scoperto che si dovranno portare anche tre scatole di panettoni ed alcune casse di libri per la biblioteca.
Durante il tragitto il primo incontro, imprevisto, con una piccola comunità india ci emoziona: c'è festa, una chiesa su una piazzetta, alcune bancarelle con poche povere cose e una banda di soli sassofoni che accompagna la processione del Nino (un omaggio al Bambino, in senso lato, anche se nelle vesti del Bambino Gesù).
Semplicità e gioia di gente autentica.
Pernottiamo a Huancayo (3.300 mt) città soprattutto commerciale e non particolarmente caratteristica, che infatti non ci fermiamo a visitare.
Continuiamo puntando direttamente verso la nostra meta.
Per raggiungerla dobbiamo abbandonare la strada asfaltata e percorrerne una sterrata e tortuosa per circa una decina di kilometri.
Sparse qua e là povere case di mattoni fatti di paglia e fango essiccati al sole (adobe); qualche pecora al pascolo, non più le greggi e i lama incontrati poco prima sulla strada maestra.
Le coltivazioni di mais e patate denotano la possibilita di ricavare dalla terra quanto basta per sopravvivere, qui, a 3.700 mt.
Almeno non si muore di fame ma che povertà!
Poi eccoli finalmente i nostri amici Quechua.
Li incontriamo intenti a scavare uno scolo per l'acqua armati di zappe e badili, lavorano tutti: uomini e donne con i loro piccoli nel fagotto legato sulle spalle, rimaniamo piacevolmente sorpresi perchè sappiamo che oggi anche tra i popoli indigeni si sta perdendo il senso di appartenenza comunitaria che ha caratterizzato sempre questa gente.
Si fermano a salutarci, qualcuno corre alla piazza per annunciare il nostro arrivo.
La piazza!
Donde esta?
Vediamo uno spìazzo erboso e sconnesso, da un lato una chiesetta semicrollata per il terremoto, che la Diocesi non sembra preoccuparsi di ricostruire: un prete viene a dire messa una volta al mese finchè rimarrà su qualche pietra.
Fingiamo di non cogliere la loro muta richiesta di ricostruirla, non ci sembra compito nostro; un piccolo cimitero invaso da erbacce e due casotti di lamiera come gabinetti pubblici poi ... ecco finalmente, al lato opposto la biblioteca.
Ma qui debbo prendere un bel respiro perchè ... beh, vi dirò!
Nedda e Fortunato