Come si chiamano pure coloro che guardano il dito e non la luna?

Quest'anno siamo stati vittime di uno "spiacevole” e vigliacco tentativo di strumentalizzazione politica da parte del consigliere regionale della Lega Nord Marco Pettazzoni.
Con una interrogazione, contenente false affermazioni, ma anche puerili richieste, in Consiglio Regionale per l’assegnazione del patrocinio (vedi anche comunicato apparso su AreaCentese), si è voluto non solo colpire l’amministrazione regionale, ma anche il Premio Internazionale "Daniele Po" che affronta da ormai undici anni temi scomodi da segnalare all’opinione pubblica, alla perenne ricerca della verità. (La storia dei premi è ben riassunta sul sito dell’associazione).
Tutto ha avuto inizio il 5 ottobre 2017 alla conferenza in sala Zarri a Cento (Fe) quando Mauro Bernardi, già membro uscente della Consulta di Cento, ha posto in forma privata i medesimi interrogativi oggetto della interrogazione del consigliere Marco Pettazzoni.
Come mai nella pubblica iniziativa il Bernardi non ha sollevato tutti questi dubbi? Perché non ha voluto aprire pubblicamente il confronto diretto? Sarebbe sicuramente valsa la pena ascoltare più punti di vista dalla voce dei diretti interessati, il confronto arricchisce sempre.
Però, come si diceva, quegli stessi interrogativi, sorti in forma privata a Cento, hanno visto la luce direttamente in Consiglio Regionale senza nemmeno che Pettazzoni partecipasse ai diversi incontri pubblici organizzati per far conoscere il dramma della Mourtazalaieva.

Di seguito alcuni link a testate che hanno trattato la storia di Zara Mourtazalieva: http://matteobloggato.blogspot.it/2012/09/il-caso-di-zara-murtazalieva-e-il-modo.html
http://www.corriere.it/esteri/12_ottobre_22/pussy-riot-colonie-penali_3035ea46-1c1e-11e2-b6da-b1ba2a76be41.shtml
https://www.articolo21.org/2014/12/voci-scomode-alluniversita-di-torino-due-giovani-giornalisti-rifugiati-della-maison-des-journalistes-di-parigi-si-raccontano/

Con l'ardore e l'ingenuità dei vent'anni, Zara Mourtazalieva, si trasferisce a Mosca dalla natia Cecenia,  per studiare e lavorare. Siamo agli inizi degli anni 2000, in piena seconda guerra cecena e dove orrende stragi insanguinano tutta la federazione russa. Il terrorismo ceceno è il principale responsabile ma, a ben vedere, troppe sono le circostanze mai chiarite sulle reali responsabilità dei servizi segreti  e delle forze speciali russe.
E’ dell’ottobre del 2002 la strage del teatro Dubrovka dove, dopo un lungo assedio, le forze speciali russe usarono veleno nei condotti di aereazione del teatro, uccidendo 33 terroristi e 189 civili.
Nel settembre del 2004 la strage della scuola “Numero 1” di Beslan, Ossezia del Nord, rimane la più tremenda e scioccante agli occhi del mondo intero: fondamentalisti islamici e separatisti ceceni sequestrano 1200 persone, lasciandoli senza acqua e cibo; quando tre giorni dopo le forze speciali russe fanno irruzione, oltre trecento persone vengono uccise. Di queste, 186 sono bambini. Nonostante il dispiegamento di forze dell’ordine, ci furono gravissime mancanze nei soccorsi e nell'assistenza agli ostaggi. 
Il 4 marzo 2004 Mourtazalieva viene fermata dalla polizia, e su di lei viene costruito l’ennesimo “caso prefabbricato”. In quegli anni numerosi giovani vengono accusato di terrorismo con “casi prefabbricati” dalla polizia per dimostrare “l’efficace” lotta al terrorismo ceceno.
Zara Mourtazalieva ha scontato quasi 9 anni di prigione in Mordovia, Russia orientale europea, viene scarcerata il 3 settembre 2012.
Tornando all’interrogazione in Consiglio Regionale da parte della Lega Nord, abbiamo rilevato delle palesi inesattezze in quel documento espresse.
Innanzi tutto l’avvocato difensore di Zara aveva posto alla Corte Europea di Strasburgo un quesito sulla validità delle dichiarazioni dei testimoni al processo del 2005 (quello che portò in carcere la Moutzalieva), e in particolare quella del principale accusatore di Zara, il funzionario di polizia Sahid Ahmaev,  il quale al momento dell’udienza non si presentò per la deposizione. Ufficialmente il funzionario era in missione di lavoro, ma nessun documento è mai stato prodotto a sostegno di tale assenza. Oggi, questo funzionario corrotto,  è in carcere per altri illeciti.
La Corte Europea dei diritti non “ha respinto il ricorso… “, (ricorso??) ma ha accolto il quesito della difesa e il 9 maggio 2017 è uscita  la sentenza dichiarando valide le testimonianze al processo del 2005.
Questo è stato uno smacco per l’avvocato della difesa della Mourtzalieva, ma nonostante ciò si è scelto di fare ricorso ad un più elevato grado di giudizio: il medesimo quesito è stato ripresentato alla Corte Suprema europea, organo chiamato a giudicare solo i casi più complicati.
Quest’anno, su 28 casi presentati,  la Corte Suprema ne ha accolti solo 6 e fra questi anche il caso di Zara Mourtazalieva. La sentenza è prevista il 20 febbraio 2018.
Zara Moutazalieva non è una terrorista ma vittima di un sistema corrotto e di vicende complicatissime che hanno insanguinato per decenni il suo paese.


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