In silenzio e con molta dignità senza le elemosine elargite dal Governo ad altre comunità di indigeni e subito spese in alcool o simili derivati dalla miseria senza nulla investire per il futuro, le comunità zapatiste stanno crescendo dimostrando al mondo di sapersi autogovernare e di aver migliorato le proprie condizioni di vita con la loro rivoluzione pacifica. E molti, per ignoranza, li credono banditi! A chi giova mantenere questa ignoranza e a confondere l'opinione pubblica mondiale con notizie false e devianti ( i media non solo messicani) è facile capire. Ma il mondo non è poi così grande e internet copre le distanze più grandi per fortuna, sicchè oggi si sa molto più di ieri.
Riportiamo un articolo apparso sul quotidiano messicano La Jornada, nella traduzione dell'associazione Maribel di Bergamo, si riporta il senso della rivoluzione pacifica dei 40.000 zapatisti che hanno sfilato per le grandi città del Chiapas lo scorso 21 dicembre.
Marcia del silenzio e della dignita' di Gloria Muñoz Ramírez
L'EZLN è
tornato a parlare in silenzio. I fatti: gli zapatisti hanno realizzato la
dimostrazione di forza più grande dei quasi 19 anni da quando si sono fatti
conoscere. Si sono radunati in cinque capoluoghi municipali: San Cristóbal de
Las Casas, Las Margaritas, Ocosingo, Palenque ed Altamirano, quattro di esse
prese il 1º gennaio 1994. In tutte le piazze hanno sfilato in commovente
silenzio. Non una parola è uscita dalle loro labbra. Di fronte alle presidenze
municipali hanno collocato un palco sul quale hanno sfilato tutti col pugno
alzato. Nello stesso pomeriggio sono tornati nei caracoles ai quali appartengono.
E poi hanno reso nota la loro parola: È il suono del vostro mondo che crolla. È
il nostro che risorge.
I simboli sono molti, perché hano scelto l'ultimo giorno del ciclo maya,
quello che doveva essere la fine del mondo per molti e per altri l'inizio di
una nuova era, il cambiamento di pelle, il rinnovamento. Durante questi 19 anni
il percorso della lotta zapatista è stato pieno di simbolismi e profezie, e
questa occasione non fa eccezione.
Dall'annuncio che il Comando Generale dell'Esercito Zapatista di
Liberazione Nazionale (EZLN) avrebbe fatto conoscere la sua parola,
l'aspettativa per il contenuto del suo messaggio è andato crescendo. Questo
venerdì, tuttavia, quello che si è sentito sono stati i loro passi, il loro
camminare silenzioso in cinque piazze, il loro passo degno e ribelle per le
strade, il loro pugno alzato, la loro moltitudinaria ed emblematica presenza
col volto coperto che, benché non sia un'immagine nuova, continua ad essere
impressionante.
Forza, disciplina, ordine straordinario, dignità, interezza, coesione.
Non è poco. Sono 19 anni nei quali un'infinità di volte sono stati dati per
morti, per divisi ed isolati. Ed ancora una volta escono a dire "siamo
qui". La volta precedente è stato il 7 maggio 2011, in accompagnamento al
Movimento per la Pace. In quell'occasione furono in più di 20 mila a
manifestare. Oggi sono stati, come minimo, 40 mila. La più grande mobilitazione
di tutta la loro storia.
Hanno detto la loro parola, o l'inizio della stessa. L'iniziativa
politica più recente è stato il Festival della Degna Rabbia, al quale
invitarono lotte e movimenti del Messico e del mondo, nel dicembre del
2008.
Questo venerdì non si sono presentati i membri del Comitato Clandestino
Rivoluzionario Indigeno, come fecero nel maggio del 2011. Fu l'ultima volta che
si videro Tacho, Zebedeo, Esther, Hortencia, David ed il resto del comando
generale, ad eccezione del subcomandante Marcos, che fino ad ora si è tenuto
lontano dalla scena pubblica.
http://www.jornada.unam.mx/2012/12/22/opinion/017o1pol
http://www.jornada.unam.mx/2012/12/22/opinion/017o1pol
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