Sono partiti senza pensarci. Nedda e Fortunato sono andati in Israele per un viaggio culturale e di incontri.
Sono rientrati appena in tempo prima dello scoppio della guerra che in questi giorni è diventata drammatica.
Le notizie che ci danno i telegiornali colpiscono per l'asimmetria di coloro che perdono la vita: da parte israeliana le vittime sono di numero sempre preponderatamente inferiore alle vittime palestinesi.
Da questa parte si calcolano in centinaia fra i quali molti bambini.
L'opinione internazionale sta a guardare e non condanna gli attacchi israeliani contro gli inermi abitanti della striscia di Gaza, preferisce prendere tempo e far parlare le diplomazie.
Il conflitto arabo-israeliano è la madre di tutti i terrorismi. La contrapposizione che si perde agli inizi del 900 fra ebrei e arabi ha fatto di Israele oggi un paese chiuso con una democrazia monca.
Esistono israeliani di categoria A e di categoria B. Le istituzioni favoriscono gli ebrei-israeliani e pongono dei paletti agli arabi-israeliani. Due pesi due misure nelle quali è concentrata quella visione di popolo eletto che ormai troppe tragedie ha causato.
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