Anche a Kinshasa l'energia elettrica va e viene e quindi comunichiamo con difficoltà e spesso alla sera siamo al buio. Anche acqua e telefono funzionano a intervalli e a volte passa anche qualche giorno prima che tutto ritorni regolare.
Ora siamo dai missionari Missionnaire d'Afrique (Padri Bianchi) a Kinshasa dove stiamo aspettando il 20 per riprendere l'aereo di ritorno. Abbiamo trascorso 10 giorni a Goma e Bukavu dove abbiamo visto tutto quello che e' possibile dell'Africa, siamo stati nella foresta con i pigmei, abbiamo visitato scuole se cosi' si possono chiamare, villaggi, missioni e partecipato alla festa dell'8 marzo con quattromila donne, una cosa straodinaria tutta africana, in un villaggio vicino a Bukavu.
Goma e Bukavu (lago Kivu) sono militarizzate dai caschi blu, credo ventimila, e da militari della RDC, noi eravamo comunque ben protetti dai missionari e dormivamo nel Seminario Maggiore di Muresha.
La RDC e' veramente disastrata e la gente si arrangia, non avevamo mai visto una miseria cosi' grande. I politici se ne fregano e la corruzione c'e' ovunque. Abbiamo fatto dei bellissimi reportage e foto anche se bisognava stare molto allerta con i militari.
Abbiamo programmato tre bei progetti che vanno ad aiutare direttamente la gente. Qui le ONG sono tantissime, sopratutto a Bukavu che e' stata la zona del massacro tra Hutu e Tutsi, milatirizzata, ma c'e' da scandalizzarsi per quello che non fanno e sperperano, vivono in ville e si inventano i bisogni.
Bravissimi sono i missionari che vivono a contatto con la gente.
Aggiornamenti dal Congo
Siamo a Bukavu (Sud Kivu) siamo alloggiati, molto spartanamente, presso il Seminario Maggiore di Muresha, a 20 Km dalla città in una zona sicura. E' difficile descrivere la situazione qui da ogni punto di vista;mangiamo con i padri che sono tutti insegnanti del seminario, quasi tutti parlano in italiano e sono molto gentili, per cui abbiamo l'occasione di avere informazioni molto interessanti su questa parte del Congo e sul Paese in genere.
Questa zona del Congo è verdissima, siamo a circa 1.600 mt di altezza per cui non soffriamo più l'oppressivo calore di Kinshasa.
Domenica scorsa nel pomeriggio, dopo una giornata di fortissima pioggia siamo andati nel pomeriggio al mercato del villaggio, qui vicino, dove tutti conoscono Padre Francios ( qui lo chiamano tutti D'Assisi) e ci siamo trovati completamente nel fango, la gente camminava scalza o con le scarpe in mano noi non ci siamo mai allontanati dalla strada per evitare di trovarci con le scarpe piene di fango.
Il mercato è di una povertà assoluta ma questo è l'economia che qui permette di mangiare, la merce anche di grandissimo peso è trasportata a mano, sulla testa o sulla schiena da donne e bimbi di tutte le età. E' una grandissima pena vederli.
Lunedi padre Francois ci ha portato nella foresta, verso Goma, per conoscere una comunità di Pigmei che lui da tempo conosce. E' stato un momento straordinario ma un'autentica avventura africana per arrivare fino a loro. Questa è una etnia martoriata e ridotta a vivere fuori dal loro habitat naturale e dalle loro usanze di uomini della foresta a causa dell'occupazione dei loro territori da parte delle multinazionali, territori ricchi di minerali, e per fare posto ai parchi nazionali.
Vivono in una situazione al limite dell'immaginabile, per raggiugerli abbiamo percorso a piedi alcuni kilometri in mezzo a campi di te e con un seguito di bimbi che spuntavano ovunque, tutti scalzi e vestiti di stracci, pero contenti di vedere padre Francois e due bianchi con sporte piene di caramelle (qui sono chiamate bon bon) comperate lungo la strada.
Questa zona del Congo è verdissima, siamo a circa 1.600 mt di altezza per cui non soffriamo più l'oppressivo calore di Kinshasa.
Domenica scorsa nel pomeriggio, dopo una giornata di fortissima pioggia siamo andati nel pomeriggio al mercato del villaggio, qui vicino, dove tutti conoscono Padre Francios ( qui lo chiamano tutti D'Assisi) e ci siamo trovati completamente nel fango, la gente camminava scalza o con le scarpe in mano noi non ci siamo mai allontanati dalla strada per evitare di trovarci con le scarpe piene di fango.
Il mercato è di una povertà assoluta ma questo è l'economia che qui permette di mangiare, la merce anche di grandissimo peso è trasportata a mano, sulla testa o sulla schiena da donne e bimbi di tutte le età. E' una grandissima pena vederli.
Lunedi padre Francois ci ha portato nella foresta, verso Goma, per conoscere una comunità di Pigmei che lui da tempo conosce. E' stato un momento straordinario ma un'autentica avventura africana per arrivare fino a loro. Questa è una etnia martoriata e ridotta a vivere fuori dal loro habitat naturale e dalle loro usanze di uomini della foresta a causa dell'occupazione dei loro territori da parte delle multinazionali, territori ricchi di minerali, e per fare posto ai parchi nazionali.
Vivono in una situazione al limite dell'immaginabile, per raggiugerli abbiamo percorso a piedi alcuni kilometri in mezzo a campi di te e con un seguito di bimbi che spuntavano ovunque, tutti scalzi e vestiti di stracci, pero contenti di vedere padre Francois e due bianchi con sporte piene di caramelle (qui sono chiamate bon bon) comperate lungo la strada.
Coltan. Che Cosa è?
Il coltan è un minerale fondamentale per l'industria dell'elettronica per la produzione di cellulari, compuer, macchine fotografiche, satelliti, per la costruzione di conduttori e semiconduttori.
Nella Repubblica Democratica del Congo vi sono l'80% delle risorse mondiali di questo minerale e dai rapporti dell'ONU il commercio del minerale ha causato le guerre e i conflitti che hanno sconvolto il Congo e i vicini Ruanda e Uganda.
Nella povertà del grande paese africano vi è, come al solito, la corresponsabilità delle grandi multinazionali e del nostro stile di vita che tende a consumare in maniera a-critica.
Nella Repubblica Democratica del Congo vi sono l'80% delle risorse mondiali di questo minerale e dai rapporti dell'ONU il commercio del minerale ha causato le guerre e i conflitti che hanno sconvolto il Congo e i vicini Ruanda e Uganda.
Nella povertà del grande paese africano vi è, come al solito, la corresponsabilità delle grandi multinazionali e del nostro stile di vita che tende a consumare in maniera a-critica.
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