Nel 2010 andammo ad inaugurare la Casa degli Angeli donata alle donne dell’associazione “Zene Srebrenice” nella città di Tuzla. L’anno precedente avevamo conferito il Premio internazionale Daniele Po a queste donne, vestali della memoria storica alla cui tenacia nella lotta al negazionismo e nella richiesta di verità e giustizia si deve la nascita del monumentale Memorial Center. Andammo a ricordare il quindicennale con una delegazione interprovinciale trovando un paese, la Bosnia, ancora ferito e lacerato non soltanto nelle case distrutte, nelle fabbriche fatiscenti, nei campi in gran parte abbandonati ma nel profondo dell’anima. Come lo stesso vescovo di Sarajevo ci confermò in un memorabile incontro, ancora si respirava un’aria intrisa di avversione, diffidenza e mal sopiti rancori e questo al di là delle scuole interetniche e di altre iniziative finalizzate ad un improbabile ritorno alla normalità quando serbi e bosgnacchi erano buoni vicini di casa. Oggi, ancora a distanza di cinque anni, c’è chi vorrebbe nascondere quella pagina vergognosa: durante il nostro pellegrinaggio nei luoghi della memoria siamo stati scortati dalle auto della polizia, per la nostra sicurezza !!!ma il divieto di deporre i mazzi di fiori nei luoghi più simbolici dice ben altro. Siamo nella repubblica serba SRPSKA!
Le donne ci raccontano, ci aggiornano sulle ultime riesumazioni dalle fosse comuni;
il figlio di Najra ancora non può essere sepolto nel Memorial; hanno trovato soltanto una mandibola; e così Najra aspetta e come lei altre madri , figlie, sorelle aspettano di raccogliere i poveri resti . Degli oltre 8.000 uccisi ne mancano ancora più di 2.000.
La Casa delle Donne è un centro di documentazione e di riferimento; da lì siamo partiti per formare il corteo della Protesta, un rito che si ripete da vent’anni ogni 11 di ogni mese di ogni anno senza urla, senza slogan , senza clamore ma nel più dignitoso silenzio. Un silenzio che sta sempre più richiamando l’attenzione dei media. “E così , ci spiega Nura, cominciano a venire alla Casa i pullman di studenti, i professori, le delegazioni”. Il mio cuore esulta. Quando decidemmo di regalare la Casa alle Donne di Srebrenica , pur conoscendone la necessità, non avremmo mai immaginato di sentirci dire tra le lacrime e gli abbracci “Senza questa casa non esisterebbe più la nostra associazione”.
Grazie Daniele, continua a guidare le nostre scelte!