...Altra splendida scoperta il Monasterio di Santa Catalina.
Premetto che l'argomento delle monacazioni forzate è stato oggetto di un mio studio ed ho anche prodotto una piece teatrale inedita. Anche le mura di questo monastero conservano i ricordi e i segreti di tante vite, poche di vocazione autentiche, moltissime di violenza e sacrificio per ragioni di stato o intrighi famigliari. Accedere al convento, volontariamente o meno, era un privilegio pagato a peso d'oro e d'argento come ricca dote per le figlie di nobili e di ricchi che portavano con sé i propri oggetti di lusso, argenti e tessuti, perfino il culto del Santo personale e una o più serve al loro servizio. Ciascuna aveva a disposizione un proprio appartamento con tanto di giardino e terrazzo. Si spiega quindi la vastità della struttura davvero impressionante.
Una cittadella circondata da late mura con pesanti contrafforti che racchiudono piazzette, stradine selciate (che si chiamano Toledo, Malaga, Cordoba, Granada...), giardini chiostri, lavanderie, cori, parlatori. Già alla fine del seicento vivevano qui senza poter uscire - ma in una clausura molto particolare - quattrocento suore a cui si aggiungevano le serve, le donne in difficoltà o perseguitate e accolte qui per carità cristiana e le educande mandate da famiglie ricche fino ai 14 anni, per ricevere la migliore educazione in attesa di sposare l'uomo prescelto. Luogo non eccellente per moralità, tanto da richiedere interventi di riforma, luminosa tra tanto buio, la figura di suor Ana de Los Angeles Monte Aguto, beatificata nel 1985 da papa Giovanni Paolo II. Nobile di Velo Nero, scelse di fare la serva nel convento.
Segnalo per approfondire l'argomento il libro "Peregrinazioni di una paria" di Flora Tristan, la prima femminista francese vissuta nell'ottocento, venuta a reclamare l'eredità del nonno ultimo Vicerè del Peru senza ottenerla e addirittura perseguitata. Essa fu accolta nel monastero dove visse liberamente da laica accumulando grande dovizia di materiale su vita e costumi del monastero tanto da farne un libro che all'uscita nel 1834 provocò grande scandalo.
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